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mercoledì 26 ottobre 2011

La lotta per la salute va ben oltre la difesa dell’ospedale

La lotta per la salute va ben oltre la difesa dell’ospedale
Noi siamo indignati da anni, non solo da quando l’ASL annuncia (o attua senza annunciare) i tagli ai servizi. Siamo indignati per l’attacco alla salute della popolazione, di cui è responsabile non solo l’ASL, ma tutto il sistema di potere locale e nazionale.
Se non si pensa che ci si ammala e si muore, che si prenda un tumore o si nasca malformati “ per sfortuna” o “per destino”, possiamo renderci conto che la nostra salute è attaccata continuamente dalla nocività dell’acqua, dell’aria, del cibo, degli ambienti di lavoro.
Un neonato alla nascita ha già assorbito dalla madre dosi massicce di inquinanti, che lo condizioneranno per il resto della sua vita: potrà reagire in vari modi, e molto dipenderà dai fattori di ulteriore nocività con cui si troverà a convivere nella vita.
La cura è un rimedio (quando riesce ad esserlo) “a posteriori”, a danno avvenuto, e va quantomeno affiancata da un poderoso sistema di PREVENZIONE PRIMARIA che consista, per brevità, a non esporre la popolazione ad inquinamento ambientale e lavorativo.
Al contrario, sulla prevenzione primaria si investe pochissimo, anzi si moltiplicano le produzioni e i consumi nocivi (pensiamo alla telefonia mobile, al proliferare di nuovi prodotti chimici sconosciuti e al peggioramento della qualità dell’acqua), mentre quasi tutto il bilancio della sanità è assorbito dalla cura (al netto di sprechi e clientelismi), in particolare dall’ospedalizzazione e dalla farmaceutica.
Impossibile non capire che l’attacco alla salute popolare E’ UN ENORME BUSINESS a vantaggio delle multinazionali farmaceutiche e dei fornitori di ospedali, regioni comprese. Per fare un esempio concreto quanto schiacciante, nel 2009 la Regione Toscana ha speso – su un bilancio complessivo di 9 miliardi di euro – ben 6,7 miliardi per la sanità (intesa come cura a danno avvenuto) e solo 6,6 milioni (meno di un millesimo) per il risanamento della qualità dell’aria (Piano di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria). Lo stesso squilibrio abissale si verifica per la qualità dell’acqua, del cibo e degli ambienti di lavoro.
Uno degli aspetti più insidiosi di questa situazione paradossale è che la stessa popolazione, pur sensibile e reattiva nel respingere i tagli alla sanità, è poco consapevole sulla priorità da dare alla prevenzione primaria, cioè alla lotta quotidiana alla nocività.
Pertanto, nel sostenere le 11.000 firme di cittadini in difesa della sanità nella Bassa Val di Cecina, invitiamo i cittadini a prendere sempre più coscienza dei fattori di nocività sul territorio, e denunciamo duramente sindaci e partiti che – mentre piroettano intorno ai tagli - promuovono sul territorio iniziative devastanti come le cave all’amianto/cromo, le centrali all’arsenico/boro, la somministrazione di acqua potabile con alte percentuali di inquinanti cancerogeni, lo spandimento di escavi al mercurio sulle spiagge per la costruzione del porto turistico, ecc.
Ottobre 2011 vedi dietro
MEDICINA DEMOCRATICA movimento di lotta per la salute
CECINA SOCIAL FORUM
Correlazione tra inquinanti emessi e patologie in Val di Cecina
Link http://www.ars.toscana.it/web/guest/news/-/blogs/lo-studio-completo-dell-ars-sulla-geotermia?_33_redirect=%2Fweb%2Fguest
Nell’allegato 6 dello Studio epidemiologico sulla geotermia (al link qui sopra tutto lo Studio, sul sito di ARS Toscana, novembre 2010), sulla correlazione tra inquinanti nelle diverse matrici e le patologie osservate, si legge : RICOVERATI
Matrice aria, mercurio, tumore al sistema nervoso centrale, maschi pag 7 Nelle aree con valori più elevati di mercurio nell’aria (terzo terzile) si registra un eccesso di rischio del 383% rispetto ai comuni del primo terzile. Nei maschi all’aumentare della concentrazione di mercurio (passando ….) aumenta l’eccesso di tumori al sistema nervoso centrale (e le) malattie respiratorie acute del 130 % (trend).
Matrice aria, mercurio, insufficienza renale, femmine pag. 10 Nelle aree con valori intermedi di mercurio nell’aria (secondo t.) si registra un eccesso di rischio del 269 % rispetto alle aree del primo t. Nelle aree con valori elevati di mercurio nell’aria (terzo terzile) si registra un eccesso di rischio ai limiti della significatività del 103% rispetto ai comuni del primo t. Non emerge un trend significativo del rischio di insufficienza renale all’aumentare dell’indice categorico mercurio.
Matrice suolo, arsenico, tumore del sistema linfoematopoietico, maschi pag. 11 Nei comuni con valori più elevati di arsenico nel suolo (terzo t.) si registra un eccesso di rischio del 154 % rispetto ai comuni del primo t. All’aumentare della concentrazione di arsenico (passando …) aumenta l’eccesso di tumore del sistema linfoematopoietico del 61 %.
Matrice suolo, boro, tumore del fegato, maschi pag. 14 Nei comuni con valori più elevati di boro nel suolo (terzo terzile) si registra un eccesso di rischio del 217% rispetto ai comuni del primo terzile. All'aumentare della concentrazione di boro (passando.. .) aumenta l'eccesso di tumore al fegato dell'89%.
Matrice acqua, arsenico, tumore al sistema nervoso centrale, maschi pag. 21 Nei comuni con valori più elevati di arsenico nell’acqua (terzo t.) si registra un eccesso di rischio del 295 % ai limiti della significatività rispetto ai comuni del primo t. All’aumentare della concentrazione di arsenico (passando ….) aumenta l’eccesso di tumore al sistema nervoso centrale del 97 % (trend).
Seguono circa 60 altre correlazioni stabilite dal CNR di Pisa.
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Tutta la sintesi sul libro di Maurizio Marchi “Non ce la date a bere - l’acqua nella Toscana occidentale, tra inquinamenti e privatizzazioni”, acquistabile su INTERNET AL LINK
http://ilmiolibro.kataweb.it/default.asp (Gruppo l’Espresso):
nel motore di ricerca del sito digitare il titolo “non ce la date a bere”

giovedì 19 maggio 2011

lunedì 11 aprile 2011

Solvay di Rosignano, la storia recente in un video, tra mercurio, killer dell’ozono e gas

Solvay di Rosignano, la storia recente in un video
(e in migliaia di file, disponibili nell’Archivio di Medicina democratica
all’indirizzo mail medicinademocraticalivorno@gmail.com


Solvay di Rosignano: molte cose sono cambiate nell’ultimo decennio, anche per le iniziative di controinformazione e opposizione di MD e del locale Social Forum. Le riassumiamo in estrema sintesi.

1- nel 2002 veniva autorizzata la seconda centrale turbogas da 400 MW, tra forti proteste popolari, e l’accordo di partiti e sindacati. Entrata in marcia nel 2006.
2- nel 2003 veniva stipulato un Accordo di Programma tra istituzioni e Solvay con tre obiettivi: a) ridurre del 70% gli scarichi a mare b) chiudere la vecchia elettrolisi a mercurio c) diminuire i consumi di acqua dolce di 4 milioni d mc/anno. L‘obiettivo c) veniva ottenuto in parte; l’obiettivo b) veniva ottenuto con la chiusura dell’elettrolisi nel dicembre 2007, ma tutto il mercurio emesso fino a quel momento è ancora tutto in mare e nell’ambiente; l’obiettivo a) non è stato rispettato, per cui pende una denuncia di MD alla Procura della Repubblica di Livorno, in quanto Solvay oltretutto ha già ottenuto circa 30 milioni di euro per le misure di ambientalizzazione.
3- sempre nel 2003 Solvay Edison e BP presentavano un primo progetto per un terminale di rigassificazione di gas naturale liquefatto (gnl), respinto e ripresentato nel 2005 modificato ed ampliato all’importazione di 8 miliardi di mc di metano l’anno (vedi sotto ulteriori sviluppi).
4- nel gennaio 2004 la Regione Toscana esprimeva VIA favorevole al Contratto tra Solvay ed ETI per lo sfruttamento trentennale (rinnovabile una sola volta) delle saline dei Monopoli di Stato, dopo anni di durissime lotte popolari. Nel luglio 2007 e nuovamente nel novembre 2010 il TAR annullava le delibere regionali attuative, con la motivazione in sintesi secondo la quale “non c’è acqua per la popolazione”. Ad oggi, il Contratto è quindi ancora fermo.
5- nell’ottobre 2005 il “Comitato per la consultazione popolare sul terminale gas” ottiene l’ammissione del referendum consultivo sul progetto. Edison ricorre al TAR e nel 2006 il referendum viene impedito.
6- nel 2007 veniva chiusa l’elettrolisi a mercurio, in marcia dal 1939, sostituita da una elettrolisi a membrana, con la stessa produzione di cloro (120.000 tonn/anno).
7- nel 2009 uno Studio dell’Università di Pisa, il primo nella storia dello stabilimento promosso da una istituzione indipendente, attesta che Solvay si è ridotta a dare tra il 1 e il 2% del reddito sul territorio che sfrutta, e tra il 2 e il 4% dell’occupazione, a fronte dell’uso del 48% delle risorse idriche e di un alto impatto ambientale.
8- nel novembre 2010 il Ministero dell’Ambiente emette VIA favorevole per il terminale GNL.
9- continua indisturbata la produzione di clorometani, nocivi alla fascia di ozono.
10- nell’aprile 2011 il Presidente della Regione Enrico Rossi annuncia che Edison “guarda altrove”, purtroppo secondo lui, menomale secondo noi.

11.4.11
(premessa al video)


Solvay, tra mercurio, distruttori dell’ozono e gas
Trascrizione del video su Solvay 2001/2006
La gran parte del video,con i bagnanti alle spiagge bianche, è stata girata nell’agosto 2001.
Gli aggiornamenti sul progetto di rigassificatore Edison-Solvay sono del febbraio 2006.
Febbraio 2006
Rosignano, una città giardino? Non proprio, adesso vedremo perché. Questa è l’entrata dell’acqua pulita nello stabilimento di Rosignano. 100 milioni di metri cubi d’acqua l’anno. E questa è l’uscita dell’acqua inquinata dallo Stabilimento Solvay: uno dei 15 luoghi più inquinati d’Italia secondo il Rapporto 124 delle Nazioni Unite, programma UNEP-MAP (Mediterranean Action Plan).
Le ciminiere della prima turbogas ROSEN. La ciminiera della nuova turbogas in costruzione Roselectra.
Qui, in questo luogo inquinato a morte, Solvay e Edison vorrebbero costruire un megaterminale d’importazione via mare di 8 miliardi di metri cubi l’anno di GNL, Metano.
Un’altra vista delle spiagge bianche, un pontile di 1800 metri, che vorrebbero prolungare di 430 metri per l’attracco delle navi metaniere oceaniche.
……. Spiagge deserte: sono deserte d’inverno, ma vediamo cosa succede d’estate qui.
Agosto 2001
(Qui Solvay emette in mare, tramite il fosso di scarico) tetracloruro di carbonio, cloroformio (cancerogeno), benzene, butil carbinolo, etano, mercurio, piombo, nichel e tanti altri inquinanti.
Quello che diciamo è di chiudere subito gli scarichi a mare e d’informare la popolazione dei rischi che corre venendo a queste spiagge.
Il mercurio è l’elemento inquinante caratterizzante per il disastro ambientale di Rosignano.
1 grammo di mercurio accumulato nel corpo umano è mortale. Fino agli anni 70 (alla fine degli anni ’70) la Solvay ne ha scaricati fino a 14 tonnellate l’anno. L’ultima autorizzazione del gennaio 2000, autorizzazione provinciale, autorizza la Solvay a scaricarne fino a 600 Chili l’anno. A questo mercurio va aggiunto quello emesso in atmosfera, come vapore di mercurio.
Un recente studio CNRN di Pisa del ’98 ha rilevato che nelle ore più calde l’evaporazione di mercurio espone i bagnanti appunto a questi vapori.
26 Agosto 2001 ore 12.15. Le sabbie carbonatiche, cioè le sabbie bianche scaricate in acqua a milioni di tonnellate, ufficialmente 200 mila tonnellate l’anno, hanno ricoperto centinaia di ettari di mare, con ciò aggravando il fenomeno dell’erosione delle spiagge, in quanto le sabbie scaricate hanno ricoperto e fatto sparire centinaia di ettari di posidonie ; a causa della sparizione delle posidonie, si ha il fenomeno come concausa dell’erosione; se si aggiunge la funzione del Pennello di Pietrabianca, che devia le correnti marine, Solvay determina l’erosione fino a Cecina Marina ed oltre. Ma la ragione principale dell’ erosione delle spiagge è dovuto al fatto che i fiumi Cecina e Fine non portano più acqua e quindi non portano più sabbia al mare. E quindi per questo non ci può essere più ripascimento naturale (delle spiagge).
Ovviamente è la Solvay che causa la crisi totale di questi due fiumi. Il piccolo fiume Fine è sbarrato a Santa Luce per formare un lago di 5 milioni di metri cubi d’acqua. Il fiume Cecina è collassato dalla massicce estrazioni di salgemma e dagli sprofondamenti che queste estrazioni hanno causato nel sottosuolo con la sparizione di enormi di quantità di metri cubi di acqua dolce.
Il pontile Solvada, questo davanti a noi, è lungo 1 Km e 800 metri, sembra che non sia più sufficiente ai bisogni Solvay. Nella proposta di “parco industriale” infatti ci sarebbe anche l’ipotesi di prolungare questo pontile o di costruire addirittura un’isola per l’attracco di grosse navi metaniere.
Mentre militanti di MD e no global passano sulla battigia con lo striscione “Solvay, stop mercury and ozone killers”, un operatore che affitta canoe e surf ci dice.”Dovete passare? Allora fuori dalle barriere per favore…”
Il progetto di “parco industriale” prevede di fare di Vada un polo d’ingresso per il metano non solo per Rosignano. Un grande polo d’ingresso prevede inoltre il raddoppio della centrale turbogas che porterebbe ad essere Rosignano il secondo polo elettrico della Toscana, e prevede anche lo sviluppo della linea del cloro e dell’acqua ossigenata.
Da notare che Rosignano è già ufficialmente ad alto rischio per la forte presenza di grandi depositi di cloro e di un grande impianto di produzione di cloro, la vecchia elettrolisi a mercurio, costruita nel 1939.
Il tetracloruro di carbonio : l’autorizzazione provinciale consente alla Solvay di scaricarne fino a 380 chili l’anno in mare, non solo è sostanza cancerogena, ma è anche una sostanza lesiva della fascia di ozono.
(Nota 2011: già dal 1993 anni il tetracloruro di carbonio non può più essere prodotto e commercializzato a causa del suo effetto di distruttore dell’ozono atmosferico: Solvay afferma che si forma “non volendo”, come “coda di produzione” di ben 3.000 tonnellate l’anno, producendo i primi 3 clorometani della filiera – cloruro di metile, cloruro di metilene, cloroformio – sospettati anch’essi di essere distruttori dell’ozono. Per questo motivo, nel 1989 Solvay chiuse l’impianto clorometani di Jemeppe in Belgio, e potenziò quello di Rosignano … Sia il tetracloruro che il cloroformio sono sostanze cancerogene)
Come risultato della proposta della Solvay di “parco industriale”, quest’area verrà invasa da nuovi depositi ad alto rischio. Accanto al deposito di etilene da 5 mila tonnellate, verrebbero installati altri depositi di metano e l’impianto di rigassificazione, un impianto ad altissimo rischio.
Il deposito di etilene, fra l’altro, è costruito in zona archeologica e impedisce l’ulteriore sviluppo e la fruizione piena delle terme romane, dei magazzini, del teatro e di tutte le strutture (archeologiche) che ci sono accanto.
Il Pennello di Pietrabianca, che fu dimezzato nel 1980, determina erosione fino a Cecina Marina, è stato costruito dalla Solvay per evitare l’insabbiamento del suo porto di Vada, per evitare spese quindi per il dragaggio costante di questo porto. Da notare che il maggior fattore di insabbiamento sarebbero le sue sabbie bianche. Infatti le sabbie bianche si accumulano a Nord del Pennello di Pietrabianca, dove ci troviamo ora, ma a sud si crea erosione.
Noi diciamo: informare la popolazione dei rischi che si corrono frequentando le spiagge bianche, un po’ come viene fatto con le sigarette: “il tabacco nuoce gravemente alla salute”. Sconsigliare almeno ai bambini e ai frequentatori abituali di frequentare le spiagge bianche. Comunque che la gente sappia dei rischi che corre.
Scaricando i propri rifiuti a mare, ufficialmente 200 mila tonnellate l’anno, la Solvay risparmia dai 40 ai 560 miliardi l’anno, rispetto ad un corretto smaltimento in discarica, in una discarica ovviamente autorizzata a ricevere questi rifiuti.
Mi trovo sul Pennello di Pietrabianca e di qui si ha un’immagine nettissima di erosione che causa il pennello stesso. A Nord c’è l’accumulo, a Sud c’è l’erosione, contrastata malamente con spese enormi da parte degli enti pubblici.
La cittadina di Rosignano Solvay è assediata a sud dagli scarichi Solvay e a nord dalla costruzione del porto di Crepatura (porto turistico per 650 posti barca).
Questa è la SODIERA, l’antico cuore della fabbrica, a sinistra, la vecchia discarica comunale di rifiuti urbani che ha risanato la Solvay nel 1993 – non si capisce perché - con una spesa di 7 miliardi. A destra della Sodiera, la vecchia centrale elettrica sostituita dalla nuova turbogas: questa (con le due ciminiere bianche e rosse, più basse, ndr). Ancora a destra l’impianto di polietilene e di acqua ossigenata. Accanto all’elettrolisi, l’impianto cloro-metani. Sullo sfondo l’antico borgo di Rosignano Marittimo, medievale.
Nota 2011: attualmente gli scarichi a mare sono sostanzialmente immutati, se si eccettua il mercurio. Le sabbie bianche vengono scaricate in circa 90.000 tonn/anno ufficiali.

martedì 22 marzo 2011

Annozero 17/03/2011

La puntata di Annozero del 17/03/2011 Dove si parla di Libia,Giappone e la Riforma della giustizia. La puntate è divisa in tredici parti e sono in ordine cronologico.
http://www.youtube.com/watch?v=H-YZSWTgRrc
http://www.youtube.com/watch?v=OqaBLIqlb1A
http://www.youtube.com/watch?v=PPHkZQaTk90
http://www.youtube.com/watch?v=ReNkNedRRGY
http://www.youtube.com/watch?v=SpUImzIf4Dw
http://www.youtube.com/watch?v=ZwtI3R-tFsE
http://www.youtube.com/watch?v=_NmAcQYEOHQ
http://www.youtube.com/watch?v=cpx9WyooSqg
http://www.youtube.com/watch?v=egyhSueoJY8
http://www.youtube.com/watch?v=rBtkaAu-smM
http://www.youtube.com/watch?v=t7F0VGsFAF0
http://www.youtube.com/watch?v=yWnLMu1Eu30

mercoledì 16 marzo 2011

I: [VertenzaLivorno] l'aria di Toncelli - Comunicato

 

 

 

Da: vertenza-livorno@googlegroups.com [mailto:vertenza-livorno@googlegroups.com] Per conto di ZICANU MAURIZIO
Inviato: martedì 15 marzo 2011 10.56
A: vertenza-livorno@googlegroups.com
Oggetto: [VertenzaLivorno] l'aria di Toncelli - Comunicato

 

Carissime/i,

di seguito la proposta di comunicato di risposta ai vaneggiamenti di Toncelli, elaborata assieme a Mario Martelli e condivisa anche da Maurizio Marchi. Dateci un’occhiata e se va bene speditela. Nel caso fosse necessario inserite pure il mio recapito telefonico.

Ciao

Maurizio

 

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MA QUALE ARIA RESPIRA TONCELLI?

 

          In questa società dell’immagine dove conta l’apparenza e non la sostanza non ci si può troppo meravigliare se un politico cerca di minimizzare i problemi. Il vicesindaco Toncelli in una recente conferenza stampa ha però esagerato; è arrivato a dire: “I dati ci dicono che Livorno è una delle città ai primi posti in Toscana e in Italia per la qualità dell’aria”.

        Tali dichiarazioni suonano davvero offensive per l’intelligenza dei cittadini.

         Non è possibile in poche parole fare il punto sulla situazione critica di Livorno, città e provincia. Non è il caso di insistere sul fatto che negli anni passati ripetuti esami del terreno hanno trovato proprio in città, dalla zona nord fino circa al viale Carducci, il “deserto lichenico”, cioè un terreno fortemente contaminato.

         Non è ancora il caso di ricordare come ai bordi della città ci siano terreni, un bubbone putrescente costituito da 21,935 kq fortemente inquinati, definiti “Siti di Interesse Nazionale”, che la legge obbliga a bonificare.

         Non è neppure il caso di stare a enunciare i dati dell’Inventario Regionale delle Emissioni che riportano le grandi quantità di inquinanti emessi dalle industrie, Agip ed Enel in particolare a nord della città, quantità che non trovano, al di fuori della provincia di Livorno, neppur lontani paragoni in tutta la Regione.

Basterà solo ricordare che la stessa Arpat nel 2009 in occasione della procedura di Autorizzazione della centrale a biomasse Porto Energia ha testualmente affermato: “il Piano Regionale di risanamento e mantenimento…individua il Comune di Livorno nella zona di risanamento di Pisa-Livorno, per superamenti dei valori limite di qualità dell’aria ambiente di PM10 e NOx e, dovrà per cui essere oggetto di piani o programmi di risanamento; l’impianto della centrale si colloca quindi in un’area <<critica>> in cui a maggior ragione devono essere adottate tutte le misure più rigorose per il miglioramento della situazione esistente e nel rispetto del P.R.R.M. regionale”.

Il suddetto piano 2008-2010 inserisce appunto Livorno tra le quattro zone toscane da bonificare. Afferma, tra l’altro, che il risanamento potrà produrre: “il miglioramento dei conti pubblici..in conseguenza della riduzione di anni di vita persi e di giorni di inattività”.

          Insomma Livorno non sembra – purtroppo - il posto migliore per una villeggiatura, visto che il suo risanamento potrà salvare anni di vita ai cittadini.

 E’ bene poi ricordare che la rete di monitoraggio cui fa riferimento il Toncelli per le sue entusiastiche proclamazioni è costituita da alcune centraline di proprietà dell’Associazione industriali, ormai obsolete e quindi di dubbia utilità, e da quelle della rete pubblica che nel 2003, dopo molte polemiche e ritardi, furono sistemate in modo e maniera da evitare di rilevare i veri gradi di inquinamento della città: non ne esiste una che rileva le PM10 nel centro cittadino, non ne esiste una che rileva l’inquinamento industriale nei quartieri nord. Per non parlare poi del fatto che le centraline sono situate in prossimità di alberi, mentre la normativa europea e nazionale prescrive che le centraline debbano essere poste lontane da ostacoli che possano “disturbare il flusso d’aria … di norma ad alcuni metri da edifici, balconi, alberi e altri ostacoli”.  Difficile sostenere che in questo modo i rilevamenti indichino l’effettiva qualità dell’aria che si respira a Livorno. Colpisce poi che mentre il Comune propaganda un monitoraggio straordinario della qualità dell’aria nei quartieri nord, si operi a livello regionale per abbattere – stravolgendo la legge – il numero di centraline fisse in tutta la regione ed anche a Livorno e provincia. Si può già prevedere che a seguito della soppressione delle centraline fisse di rilevamento, specie delle più critiche, il livello d’inquinamento rilevato scenderà ancor di più. Ciò ovviamente non potrà essere motivo di tranquillità relativamente all’inquinamento, ma sarà piuttosto motivo di preoccupazione relativamente alla trasparenza delle pubbliche Autorità. A questo proposito c’è da segnalare che da diversi mesi è praticamente impossibile consultare le rilevazioni giornaliere sul sito dell’ARPAT.

Ma tornando all’oggi, dato il forte e manifesto contrasto tra la realtà attestata dagli organi competenti e quella descritta dal mondo politico, viene inevitabilmente il sospetto che le assai disinvolte affermazioni intendano tranquillizzare l’opinione pubblica per facilitare il prossimo inserimento nel tessuto Livornese di altre fonti grandi dispensatrici d’inquinanti, quali ad esempio, centrali a biomasse e inceneritori. I cittadini però non subiranno passivamente questi disastrosi progetti. Chi vivrà vedrà.

 

Vertenza Livorno, rete per la difesa dell’ambiente e della salute

 

Livorno, 15 marzo 2011

 

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domenica 27 febbraio 2011

Voli radioattivi: all’uranio impoverito di Gianni Lannes

Atterrano e decollano in Italia: migliaia di chilogrammi di uranio impoverito volano ogni giorno sulle nostre teste. La stima è per difetto perché non include velivoli militari della Nato, l’Est europeo e compagnie aeree di mezzo mondo. «Per molti anni è stato usato uranio impoverito su aerei ed elicotteri», segnalava già in una circolare del dicembre 1984, la Federal Aviation Administration (l’ente americano per la sicurezza del volo), raccomandando le precauzioni da seguire in caso di incidente.
Per quale ragione? “Il ‘depleted uranium’ ha un peso specifico quasi doppio rispetto al piombo e quindi consente di avere grossi pesi in spazi ridotti” spiega il Massimo Zucchetti, docente al Politecnico di Torino.

Il metallo del ‘disonore’ è ottenuto come scarto dall’estrazione dell’uranio 235, utilizzato come combustibile nelle centrali nucleari. Seppure impoverito, tuttavia, l’uranio resta pericoloso. Il suo tempo di dimezzamento è pari a 4,4 miliardi di anni. «In caso di impatto, l’uranio impoverito tende a infiammarsi, creando una nuvola di polvere di ossido d’uranio. Se ingerito, inalato o incorporato l’uranio 238 attacca reni, polmoni e fegato causando danni alle cellule con un aumento del rischio di cancro» scrive il professor Zucchetti.

«A parte il Douglas DC-10 e KC-10, molti altri aerei commerciali usano uranio come contrappeso nelle superfici di controllo. Pesi dello stesso tipo sono usati sui Boeing 747, sui Lockeed L-1011, sui C-141, sui C-130 e sui modelli C-5A » recita una lettera che la Mc Donnell Douglas inviò a tutti gli acquirenti del DC-10 nel 1983. «Un’altra area di applicazione in aeronautica dell’uranio è come contrappeso delle pale nei rotori di elicotteri» prosegue il documento.

Ma quali? L’Agusta della Finmeccanica costruisce l’elicottero Bell 412 A, su licenza della Bell americana: le sue pale contengono 13 chili di U-238. Nella brochure della Starmet (fornitrice ufficiale della Boeing) e in quella della francese Cogema, risultano dettagliatamente indicati tutti gli usi commerciali dal 1968, dell’U-238 e i principali clienti (a partire dalla Philips). Gerald R. Mack, ex vice presidente della Boeing Europa rivela: «Parecchi fornitori di aeroplani, compresi Boeing, Lockheed e Mc Donnell Douglas, hanno usato l’uranio impoverito come contrappeso per i piani di comando del velivolo perché il materiale fornisce una quantità significativa di peso in spazi limitati. Mentre l’uranio impoverito è stato usato nei modi differenti su velivoli differenti, può essere trovato generalmente come componente dei complessivi dell’elevatore e del timone come la parte posteriore di grandi getti e, su alcuni modelli, come componente dell’alettone montato sull’ala completa». Il manager ammette: «Tutti i DC-10 sono stati consegnati con pesi di equilibrio di uranio impoverito in 5 posizioni: alettoni esterni, ala, ala completa, timone superiore, elevatori esterni. Il peso totale su ciascun aeroplano era di circa 729 libbre (330,6 kg, ndr)».

Le note di istruzione della Douglas Service, nonché i protocolli della FAA (Federal Aviation Administration) avvertivano proprio nel 1983 di «evitare di avvicinarsi agli aerei all’uranio».

Le circolari governative avvisavano quanti dovessero entrare in contatto con l’uranio impoverito durante le indagini sugli aerei, di «non respirare e deglutire in vicinanza di aerei che hanno i contrappesi all’uranio danneggiati».

«Questi, lentamente emettono polveri altamente tossiche e radiotossiche che possono essere inalate o ingerite, liberando direttamente nell’organismo la loro dose di radiazioni con conseguenze molto negative per la salute degli esposti» segnalano i responsabili nazionali di Medicina Democratica, il biologo Mara e il dottor Fernando d’Angelo. Ovvero: tecnici manutentori, vigili del fuoco, operatori sanitari, forze dell’ordine, personale ausiliario e, più in generale, passeggeri.

Ossidi e diossidi di uranio nebulizzati nell’aria, possono essere respirati anche a varie decine di chilometri dal luogo di emissione, a seconda delle condizioni atmosferiche. «Le strutture manutentive aeronautiche italiane non sembrano adeguatamente informate o istruite al riguardo così come non risulta che i rischi derivanti da tali esposizioni e alle possibili emergenze siano stati previsti nei documenti di valutazione stabiliti dalle normative in materia» prosegue Medicina Democratica.

In Italia, grazie a una deroga dall’obbligo di denuncia stabilita da un decreto ministeriale del 15 dicembre 1970, la presenza di consistenti quantità di uranio esaurito negli aerei non è assoggettata ad alcuna comunicazione preventiva alle autorità di controllo. Le compagnie aeree, peraltro, non sono assicurate contro ipotetici rischi di intossicazione e contaminazione radioattiva. Basta sfogliare le polizze assicurative dell’exAlitalia (Generali ed Assitalia) che escludono dalla loro copertura i «rischi di contaminazione o avvelenamento legati ad eventuali incendi delle parti in uranio dei velivoli».

Contrappeso di uranio 238, bruciato (foto di Gianni Lannes)

Ben 11 anni fa l’associazione Medicina Democratica aveva sporto documentate denunce penali: «Diversi aeromobili commerciali, attualmente in linea di volo, contengono nella loro struttura svariate centinaia di chilogrammi di Uranio 238» Risultato? L’archiviazione nell’oblio.

Il Movimento di lotta per la salute si era rivolto alla magistratura italiana chiedendo di verificare l’esistenza di pericoli sanitari e ambientali. «Le compagnie aeree degli Stati Uniti dovranno revisionare tutti gli aerei della classe MD 80 per controllare lo stabilizzatore orizzontale» recitava una direttiva dell’ente federale per l’aviazione nordamericana (FAA), la cui avaria è all’origine della sciagura del volo 261 dell’Alaska Airlines in cui hanno perso la vita 88 persone il 31 gennaio 2000. La Boeing, proprietaria della Mc Donnell Douglas che fabbrica gli MD 80 – uno dei velivoli della strage di Linate- aveva consigliato alle compagnie di tutto il mondo di revisionare gli stabilizzatori degli aerei. Addetti ai lavori ed esperti lo definiscono un ‘jet pericoloso’, dopo la denuncia del capitano David Crawley. Nel 2000 la Nuclear Regulatory Commission (NRC) aveva ricevuto dai cittadini Usa una petizione con la richiesta di rafforzare le regole per il controllo dei contrappesi in uranio impoverito. La risposta dell’NRC è atterrata solo 5 anni più tardi, ossia il 6 gennaio 2005: «Le norme in vigore assicurano già adeguati livelli di sicurezza, sia per quanto riguarda i casi di incidenti che lo stoccaggio dei contrappesi presenti nei velivoli dismessi».

Parole al vento. Basta leggere i manuali di manutenzione degli aviogetti o esaminare le licenze di esportazione e le certificazioni emesse dalla statunitense NRC (Commissione Regolatrice Nucleare) per rendersi conto che l’uranio impoverito è stato adoperato negli aerei passeggeri delle compagnie di tutto il mondo, ad eccezione della Japan Air Lines che dopo l’incidente di Nikko (12 agosto 1985) utilizza dal ’96 sulla propria flotta contrappesi di innocuo tungsteno.

Anni fa è stata presentata una denuncia, presso gli uffici giudiziari di Roma, contro l’Alitalia Spa, l’Agusta Spa e i responsabili degli aeroporti Leonardo da Vinci, Ciampino, Urbe, Pratica di Mare.

«Nonostante l’Alitalia abbia nella propria flotta svariati velivoli contenenti uranio 238, attualmente non esistono piani di evacuazione o di decontaminazione contro questo tipo di irraggiamento nucleare» recitava, tra il resto, la denuncia. L’Alitalia, con una lettera del gennaio 1996, aveva informato le autorità di «impiegare uranio impoverito per il bilanciamento di superfici mobili situati in vani protetti e di difficile accessibilità».

Nel Belpaese aerovie e aeroporti sono collocati in zone a ridosso di popolose città. Secondo la Nuclear Regulatory Commission «anche se non vi fossero mai incidenti, i contrappesi all’uranio 238 si consumano in misura del 5 per cento annuo a causa dell’erosione» e il pulviscolo radioattivo circola nell’aria che respiriamo.

Un rapporto informativo dei Vigili del Fuoco di stanza a Malpensa -dove transitano milioni di passeggeri e vi lavorano migliaia di dipendenti- segnalava che «durante l’assistenza alle operazioni di rifornimento carburante dell’aeromobile Mc Donnell Douglas DC-10 siglato F-GNEM della compagnia CUBANA-AOM, volo CU 425, i contrappesi esterni delle parti mobili dei piani di coda del velivolo, costruiti in uranio 238, presentavano evidenti segni di ossidazione». Non è il primo caso e neppure l’ultimo. Non è stato possibile effettuare le misurazioni poiché «l’idonea sonda per misurazioni alfa non è in dotazione al comando».

I rischi non riguardano solo l’esposizione quanto le conseguenze di imprevedibili incidenti. I più significativi e di maggiore impatto riguardano gli incendi in aree urbane, poiché il “DU” è altamente piroforico. In condizioni di alte temperature come nel caso di un incendio -superiori ai 500 gradi centigradi- o di forti pressioni, l’uranio impoverito brucia, trasformandosi in ossido d’uranio che diventa pericolosissimo se inalato o ingerito.

Numerose ricerche attestano che può provocare tumori, leucemie e malformazioni. Il fisico Robert L. Parker ha riferito su Nature (dicembre 1988) che il peggior scenario ipotizzabile -già verificatosi il 4 ottobre 1992 a Bijlmermeer (quartiere popolare di Amsterdam), il 22 dicembre ’99 a Stansted in Inghilterra, ndr- derivante da un crash di un Boeing 747, vedrebbe 250 mila persone correre rischi di salute o di imminente avvelenamento conseguenti alla contaminazione da ossidi di uranio».

In Italia la dispersione di uranio impoverito a seguito di disastri aerei noti e ignoti, non è mai stata indagata. E non sono mai state accertate le conseguenze epidemiologiche. Accanto ai morti accertati vi sono un numero imprecisato di vittime invisibili.

Cisam- di Pisa, discarica nucleare militare (foto di Gianni Lannes)

In che condizioni saranno gli aerei che contengono questi contrappesi radioattivi? Sara mai stata fatta la manutenzione? Chi ha ricevuto in Italia i documenti della Boeing e della Mc Donnell Douglas? Di chi sono le responsabilità se addirittura il Ministero della Difesa ha trasformato la base Cisam di San Piero a Grado (nel parco di Migliarino San Rossore) – ad un tiro di schioppo da Pisa – in un cimitero di scorie nucleari, compreso l’uranio impoverito smantellato dagli elicotteri militari?

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INCIDENTI
Il 3 marzo 1977 precipita, nei dintorni di Pisa, un aereo militare da trasporto C-130. Perdono la vita un ufficiale e 38 allievi dell’accademia navale di Livorno, tre ufficiali e due sottufficiali dell’equipaggio. Il 6 dicembre 1990 un Macchi MB 326 dell’Aeronautica italiana si schianta sulla scuola Salvemini a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna. Bilancio ufficiale: 12 morti, 80 feriti e un numero imprecisato di contaminati da radiazioni. L’ultimo incidente -di cui si ha conoscenza- che ha coinvolto personale italiano (ma non solo) è avvenuto a Kukes, a pochi chilometri dalla frontiera del Kosovo, l’11 giugno 1999. A 200 metri dal campo profughi è esploso un Hercules C-130 della Lockheed (con targa cancellata) in missione segreta. Quanta gente quel giorno ha respirato i fumi tossici nucleari? Perché la Nato ha detto che «il campo veniva evacuato per allontanarsi dal teatro del conflitto» e non per il grave incidente? Il 13 agosto 2006 un C130-Hercukles, partito da Algeri e diretto a Francoforte si è schiantato in un prato del quartiere di Besurica, alla periferia di Piacenza. Il 23 novembre 2009, a Pisa, è precipitato un C130 j dell’Aeronautica militare (5 morti).

LA COMMISSIONE EUROPEA NON RISPONDE DA 11 ANNI
Interrogazione scritta (E – 0419/00) presentata il 7 febbraio 2000 da Erik Meijer. Oggetto: Stop ai rischi connessi all’impiego di uranio impoverito nell’aviazione civile.

Ecco il testo:

«1. E’ la Commissione a conoscenza della relazione pubblicata da “New Scientist” del 15 gennaio 2000, che prende in esame l’incidente del Boeing 747 della Corean Airlines, avvenuto nell’Essex – Gran Gretagna – nel dicembre 1999, e da cui tra l’altro risulta che il velivolo civile trasportava nella parte posteriore 300 kg di uranio impoverito, non come carico, ma come contrappeso? 2. Sa la Commissione che l’uranio impoverito viene utilizzato su vasta scala soprattutto nei velivoli di più vecchia concezione? 3. Sa altresì, la Commissione che l’uranio impoverito è un materiale che comporta gravi rischi per la sanità pubblica, come dimostrano il disastro aereo di Bijlmermeer (Amsterdam, Paesi Bassi) e ancor più la guerra del Golfo in Iran? 4. Può indicare la Commissione quali sono le norme a livello europeo o mondiale che disciplinano l’impiego dell’uranio impoverito nella costruzione aeronautica? 5. Può la Commissione indicare quali sono le norme che disciplinano il trattamento dell’uranio impoverito all’atto dello smantellamento dei velivoli e in caso di calamità? 6. Quali iniziative intende adottare la Commissione per porre definitivamente termine ai rischi connessi all’utilizzo dell’uranio impoverito nei velivoli? »

L’interrogazione giace ancora in attesa di risposta.

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ATTENTATO ALLA SALUTE PLANETARIA
L’aggettivo è tranquillizzante: impoverito. In inglese, “depleted”, ridotto, esaurito. Ma il ‘Depleted Uranium’ è notoriamente cancerogeno, mutageno, genotossico.

E’ stato accertato dalla letteratura scientifica prodotta da istituti, istituzioni ed organizzazioni prestigiose: International Physicians for the Prevention of Nuclear War, International Action Center, Union of Concerned Scientist, Canadian Coalition for Nuclear Responsability, Office of Radiation, Chemical & Biological Safety (Michigan State University), Gulf War Veterans, Istituto Ramazzini. Non viene utilizzato solo in campo bellico.

E’ in atto da decenni un vasto e generalizzato riciclaggio, anche in prodotti destinati al contatto con l’uomo.

Nel globo circolano oltre 300 brevetti per prodotti dove si usa ‘Depleted Uranium’. Rivela il Landau Network Centro Volta di Como: «L’ufficio brevetti europeo ha approvato 696 progetti che prevedono l’impiego di uranio impoverito, tra questi ci sono palle da baseball e leghe per le otturazioni dentali».

Ciò che non più un segreto diventa un inquietante interrogativo. «Come mai decine di migliaia di tonnellate di questo prodotto sono state impiegate per anni nella costruzione di aerei (civili e militari), di elicotteri, di satelliti, di barche a vela, di navi, di yacht da competizione, di schermi per le stanze di ospedali, di trivelle petrolifere, in munizioni e mine, nell’asfalto strade, per blindare i carri armati, nella costruzione di container, come contrappeso per le centrifughe delle lavatrici e nei muletti per il sollevamento merci, nelle mazze da golf, nei proiettili da caccia e nei comuni elettrodi per la saldatura?» domanda il Comitato Stop all’U-238.

Gli Stati Uniti hanno accumulato, secondo dati dello stesso Dipartimento per l’Energia (Final Plane for the Conversion of Depleted Uranium Exafluoride: Rapporto del DOE al Congresso del luglio 1999), «750 mila tonnellate di uranio impoverito». Scorie che si accrescono al ritmo di 30-40 mila tonnellate annue. La relazione del DOE rivela che «il contributo dell’industria, attraverso il parziale riutilizzo di questi materiali, può far diminuire in modo significativo i costi di programmi relativi al loro stoccaggio». Stime ufficiali attestano che a livello mondiale la quantità stoccata di DU si aggira sui 10 milioni di tonnellate. Alcune aziende, tra cui spicca la Starmet, riciclano queste scorie già da diversi anni, rivendendole e disperdendole sul pianeta. La Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto al segretario generale -con la risoluzione 1997/36- di preparare un dossier «sull’uso dell’uranio impoverito e di altre armi di distruzione di massa o con effetti indiscriminati, incompatibili con il diritto umanitario internazionale e con le leggi sui diritti umani». Del Rapporto mancano notizie da 14 anni.




mercoledì 23 febbraio 2011

MAIL BOMBING per i morti della Geotermia!!!

mercoledì mattina 23 febbraio 2011

ore 8,30-10,30

MAIL BOMBING

su

enrico.rossi@presidente.regione.toscana.it

annarita.bramerini@regione.toscana.it


daniela.scaramuccia@regione.toscana.it

fabio.zita@regione.toscana.it

presidente@provincia.siena.it

presidente@cm-amiata.siena.it

presidente@uncemtoscana.it


sindaco@comune.piancastagnaio.si.it

sindaco@comune.abbadia.siena.it

sindaco@comune.radicofani.si.it

sindaco@comune.sancascianodeibagni.siena.it



con il seguente testo



Amiata, 23 febbraio 2011


Al Presidente della Regione Toscana


All’Assessore regionale Ambiente e Energia


All’Assessore regionale Diritto alla Salute


Al Responsabile Ufficio VIA Regione Toscana


Al Presidente della Provincia di Siena


Al Presidente della Comunità Montana Amiata Val d’Orcia


Al Presidente di Uncem Toscana


Al Sindaco del Comune di Piancastagnaio


Al Sindaco del Comune di Abbadia San Salvatore


Al Sindaco del Comune di Radicofani


Al Sindaco del Comune di San Casciano dei Bagni



Questa mattina nella sede della regione Toscana saranno decise le sorti di
noi comunità amiatine, delle nostre risorse e del nostro territorio. In
discussione l’approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale del
“Riassetto Area Geotermica di Piancastagnaio”, presentato da Enel. Un
progetto, che se verrà licenziato, produrrà un vero e proprio “massacro”
per il territorio di Piancastagnaio e quello limitrofo.

Perforazione di sei nuovi pozzi geotermici; 1200 mq di piazzali in cemento;
oltre 14 chilometri di nuove tubazioni aeree; ripristino di nuovi pozzi e
piazzole; raddoppio di emissioni nocive in atmosfera (H2S, mercurio,
arsenico, ammoniaca, acido borico, etc), dovuto all’aumento della
produzione da 36 a 60 MW.

I fatti e gli studi non prezzolati hanno fatto svanire ogni menzogna sulla
“geotermia”, dimostrando che non è fonte di energia pulita, non è rispettosa
dell’ambiente, non è energia rinnovabile.

Non solo inquina la nostra aria, la nostra acqua, la nostra terra, con
sostanze nocive come arsenico, mercurio, boro, acido solfidrico, acido
borico, ammoniaca, radon, etc, ma consuma quantità esorbitanti di acqua
potabile, riducendo drasticamente il bacino idrico amiatino,

E non solo. Lo studio epidemiologico pubblicato ultimamente da ARS Toscana,
nonostante i toni rassicuranti usati nel presentarlo al pubblico, rivela
dati davvero sconcertanti relativamente agli eccessi di mortalità
nell’area geotermica toscana (e in particolare nell’area geotermica
amiatina).

Ormai è noto a tutti! La geotermia non è sviluppo. È devastazione, morte e
distruzione.

Per questo chiediamo MORATORIA SUBITO!

* La moratoria di tutti i procedimenti di Via attualmente in corso
relativi al Piano di Riassetto di Piancastagnaio (fatta eccezione per la
chiusura di PC2 da effettuare al più presto e la realizzazione del
vapordotto per le serre di Casa del Corto) e di quelli relativi alla
costruzione di Bagnore 4.
* La chiusura delle centrali esistenti fino a quando gli
approfondimenti sanitari non avranno escluso, in maniera assoluta e
scientificamente comprovata, qualsiasi rischio per la salute delle
popolazioni derivante dalla coltivazione geotermica e finché non sarà
avvenuta la ricarica del bacino idrico.
* La Richiesta della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS), non solo
per eventuali nuovi impianti, ma per tutte le centrali esistenti sul
territorio.



* La richiesta alla Regione Toscana di azioni preventive e di
precauzione necessarie per dare risposte concrete e immediate ai problemi
ambientali e sanitari evidenziati nelle aree geotermiche.



Coordinamento Ambientalista Amiata

martedì 22 febbraio 2011

geotermia, mailbombing

DOMATTINA 23 FEBBRAIO ANCHE VOI FATE MAILBOMBING SU ROSSI ED ALTRI SERVI DELL’ENEL  !! Marchi

Da: Mariella [mailto:vicosimi@tin.it]
Inviato: martedì 22 febbraio 2011 11.24
A: hyperlink@lists.riseup.net; bensi1@libero.it; giorgio pacini; tiziano vinciarelli; tiziano pinacoli; nisocini@alice.it; ldantonio; erika severini; Marco Guidarini; sandro marcucci; velio.arezzini; alvaro gori; 'letizia gabbrielli'; cinzia mammolotti ; Andrea Borgia; 'andrea sabrina porcelloni bacci'; carlo@studiotecnedit.it; 'marcello perugini'; Roberto Barocci; beatrice.pammolli@libero.it; naranier@tin.it; Marchi Maurizio; maurizio_chielli@hotmail.it; enzo vitalesta ass. yaku; carlo carlucci; giuliana gentili; Tania Amarugi; carlo tondi; Francesco Serafini
Oggetto: mailbombing

 

GRAZIE!!!!

 

mercoledì mattina 23 febbraio 2011

ore 8,30-10,30

MAIL BOMBING

su

 

con il seguente testo

 

Amiata, 23 febbraio 2011

                                                                                         Al Presidente della Regione Toscana

                                                                                         All’Assessore  regionale Ambiente e Energia

                                                                                         All’Assessore regionale Diritto alla Salute

                                                                                         Al Responsabile  Ufficio  VIA Regione Toscana

                                                                                         Al Presidente della Provincia di Siena

                                                                                         Al Presidente della Comunità Montana Amiata Val d’Orcia

                                                                                         Al Presidente di Uncem Toscana

                                                                                         Al Sindaco del Comune di Piancastagnaio

                                                                                         Al Sindaco del Comune di Abbadia San Salvatore

                                                                                         Al Sindaco del Comune di Radicofani

                                                                                         Al Sindaco del Comune di San Casciano dei Bagni

 

Questa mattina nella sede della regione Toscana  saranno decise le sorti di noi  comunità amiatine, delle nostre risorse e del nostro territorio. In discussione l’approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale del “Riassetto Area Geotermica di Piancastagnaio”, presentato da Enel. Un progetto, che se verrà licenziato, produrrà un vero e proprio  “massacro” per il territorio di Piancastagnaio e  quello limitrofo.

Perforazione di sei nuovi pozzi geotermici;  1200 mq di piazzali in cemento;  oltre 14 chilometri di nuove tubazioni aeree;  ripristino di nuovi pozzi e piazzole;  raddoppio di emissioni nocive in atmosfera (H2S, mercurio, arsenico, ammoniaca, acido borico, etc), dovuto all’aumento  della produzione da 36 a 60 MW.  

I fatti e gli studi non prezzolati hanno fatto svanire ogni menzogna sulla “geotermia”, dimostrando che non è fonte di energia pulita, non è rispettosa dell’ambiente, non è energia rinnovabile.

Non solo inquina la nostra aria, la nostra acqua, la nostra terra,  con sostanze nocive come  arsenico, mercurio, boro, acido solfidrico, acido borico, ammoniaca, radon, etc, ma consuma quantità esorbitanti di acqua potabile, riducendo drasticamente il bacino idrico amiatino,

E non solo. Lo studio epidemiologico pubblicato ultimamente  da ARS Toscana, nonostante i toni rassicuranti usati nel presentarlo al  pubblico, rivela dati davvero sconcertanti  relativamente agli eccessi di mortalità  nell’area geotermica toscana (e in particolare nell’area geotermica amiatina).

Ormai è noto a tutti!  La geotermia non è sviluppo. È devastazione, morte e distruzione.

Per questo chiediamo MORATORIA SUBITO!

  • La moratoria di tutti i procedimenti di Via attualmente in corso relativi al Piano di Riassetto di Piancastagnaio  (fatta eccezione per la  chiusura di PC2 da effettuare al più  presto e la realizzazione del vapordotto per le serre di Casa del Corto) e di quelli relativi alla costruzione   di Bagnore 4.
  • La chiusura delle centrali esistenti fino a quando gli approfondimenti sanitari non avranno escluso, in maniera assoluta e scientificamente comprovata, qualsiasi rischio per la salute delle popolazioni derivante dalla coltivazione geotermica e finché non sarà avvenuta la ricarica del bacino idrico.
  • La Richiesta della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS), non solo per eventuali nuovi impianti, ma  per tutte le centrali esistenti sul territorio.

 

  • La richiesta alla Regione Toscana di azioni  preventive e di precauzione necessarie per dare risposte concrete e immediate ai problemi ambientali e sanitari evidenziati nelle aree geotermiche.     

 

Coordinamento Ambientalista Amiata

venerdì 18 febbraio 2011

Toscana stravolge monitoraggio sull'aria

Sul sito in allestimento di Medicina democratica Livorno

www.medicinademocraticalivorno.it  c’è un’interessante e puntuale ricognizione sulle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria, in Toscana e nella nostra provincia (azzerate a Rosignano, solo una a Piombino, sotto gli alberi a Livorno) curata da Maurizio Zicanu e Mario Martelli.

C’è anche la Relazione CNR sull’area cromo esavalente (triangolo Rosignano, Volterra, Castagneto) mai finora diffusa via internet da nessuno.

Salute.

Maurizio Marchi

 

Il lavoro  sulle centraline va anche a Luigi Mara per la rivista nazionale

mercoledì 16 febbraio 2011

Toscana geotermia abusivamente

 

Toscana geotermia abusivamente

 

medici amiata geotermia

Dichiarazione medici di base e specialisti dell’Amiata senese sullo studio epidemiologico di ARS Toscana

 

I sottoscritti medici che operano nell’area geotermica sua esprimono perplessità e forte preoccupazione dopo la lettura dei risultati dello studio effettuato da Ars Toscana.  In particolare, ritengono preoccupante il dato relativo all’eccesso di morti per tumori e per malattie respiratorie. Auspicano pertanto che le autorità competenti possano chiarire in maniera esaustiva l’eventualità del rischio sanitario emerso. Ritengono altresì  opportuno un approfondimento e una contestualizzazione dei dati di detto studio. Sono inoltre  disponibili a offrire piena collaborazione.

I  medici di base:  Bruno Gini, Riccardo Flori, Maria Daniela Pinzuti, Anna Seriacopi, Bianca Volpini, (Abbadia San Salvatore); Domenico Lucherini, Francesco Fioroni, Pier Antonio Tosti (Piancastagnaio);   Marcello Sbrilli (Campiglia d’Orcia)

Vittorino Ricci Barbini (urologo) e  Rosario Castro (pneumologo).

 

giovedì 27 gennaio 2011

Rigassificatore OLT Killer

Anch’io penso che siano i fanghi tossici rimossi sui fondali per i lavori OLT, ed i rumori. La prima vittima dello “sviluppo sostenibile”, nel Santuario dei cetacei. Salute, Maurizio Marchi – MD Livorno

 

Da: ongli@googlegroups.com [mailto:ongli@googlegroups.com] Per conto di Ruggero Rognoni
Inviato: giovedì 27 gennaio 2011 7.27
A: Comitato No; vertenza-livorno@googlegroups.com
Oggetto: OLT Killer

 

Personalmente non ho dubbi.

Il Killer e' OLT

 

Ruggero

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una balena di 25 metri è andata a morire nel Parco di San Rossore a Pisa. Il cetaceo si è spiaggiato per motivi inspiegabili sul litorale toscano dove era già stato avvistato domenica in una zona dove i fondali sono particolarmente bassi. Dopo le segnalazioni alla Capitaneria la balena era scomparsa e si sperava che fosse tornata verso il largo. Ieri mattina è stata invece trovata morta 

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mercoledì 26 gennaio 2011

Solvay, nuovo incidente: poteva essere mortale

Tenendo gli occhi aperti sulle strane immersioni di sommozzatori a rischio nell’area del pontile Solvada, abbiamo saputo di un nuovo grave incidente avvenuto nei mesi scorsi. Un grosso camion-gru, inviato al pontile dell’etilene per sostituire alcuni grossi lastroni di cemento armato, oramai invecchiati e corrosi dalla salsedine, è sprofondato con quattro ruote nei lastroni rottisi sotto il suo peso, restando in bilico senza cadere in mare. Se il camion fosse caduto in mare, l’autista avrebbe rischiato l‘annegamento. Per rimuovere in fretta il camion incastrato e per non dare troppo nell’occhio, anziché di un pontone con gru da far arrivare da fuori, ci si è avvalsi di un altro camion da traino, rischiando di far sprofondare anche questo secondo mezzo. Tutto questo è avvenuto nel silenzio generale dell’azienda, dei sindacati e delle autorità territoriali. Potevano essere coinvolte nell’incidente anche le grosse tubazioni di etilene, provocando fuoriuscite e esplosioni ? Oltre al preoccupante stato di non manutenzione di questi impianti, di cui fa parte anche il vecchio deposito di etilene ad alto rischio, preoccupa particolarmente il muro di silenzio che si crea ogni volta intorno a fatti gravi come questo. Chi può credere in una svolta di trasparenza sul rigassificatore ? 26.1.11 Maurizio Marchi (Resp. prov.le)

venerdì 21 gennaio 2011

Per non dimenticare: 25 anni fa 4 morti alla raffineria di Livorno

Il 30 gennaio 1986 alla raffineria Stanic (ora ENI) di Livorno morivano quattro operai intossicati a catena dall’idrogeno solforato (o acido solfidrico). Gianluca Nardi, Wladimiro Cecchetti, Domenico Maglione e Massimo Giampietro, tutti sotto i trent’anni, furono uccisi mentre lavoravano in una vasca di decantazione a cielo aperto. Uno di loro stava installando una valvola tra due condutture, quando intossicato dall’idrogeno solforato – che ha la particolare insidiosa caratteristica di inibire l’olfatto – perse i sensi. Un secondo operaio accorse per aiutarlo, ma perse a sua volta i sensi, così il terzo e il quarto. Un quinto operaio provò a sua volta a fare qualcosa, ma poi si allontanò per chiedere aiuto salvandosi. “Gli operai sono spirati senza avere neppure la forza di emettere un grido”, riferirono le cronache. Nardi e Cecchetti erano dipendenti della ditta Montano, Maglione e Gianpietro della cooperativa Acli Labor. Lavoravano nella vasca senza maschera o altre protezioni, nonostante incidenti di quel tipo fossero già avvenuti spesso alla Stanic.Ancora le cronache dicono che “il budget annuale destinato alle imprese di appalto crea una situazione di concorrenza spietata per vincere gli appalti; un’asta di appalto può essere fatta anche nel giro di una settimana, con le possibili conseguenti irregolarità.” Ed ancora “In un tubo si possono formare sacche di gas …. un ristagno di prodotto. Quindi occorrerebbe, prima di aprirlo, un’accorta bonifica della linea con vapore, ma troppo spesso certe norme vengono trascurate sia per velocizzare il lavoro, sia per l’assenza di capi reparto o altro personale esperto della linea interessata.” Eppure appena venti giorni prima, il 10 gennaio si era verificato un incidente simile all’ACNA di Cengio: due operai gravemente intossicati dall’idrogeno solforato, ed altri venti intossicati meno pesantemente, tutti ricoverati in ospedale. Ed appena dodici giorni dopo si replicava a Porto Marghera: il 12 febbraio due operai gravemente intossicati, dei quali uno riportò anche una trauma cranico per la caduta a terra. Erano le prime avvisaglie della deregolamentazione selvaggia del lavoro: fa impressione rivederle oggi, quando la deregolamentazione è divenuta regola ferrea e generalizzata. Ma l’idrogeno solforato (H2S) continua ad uccidere, a Livorno, anche a basse dosi: lo si avverte (quando si riesce ad avvertirlo, cioè finchè la concentrazione non inibisce l’olfatto) come puzza di uova marce, tipica nell’area della raffineria e nel quartiere di Villaggio Emilio e Stagno, alla periferia nord di Livorno. Uno studio del novembre 2007 di due ricercatori dell’Università di Los Angeles in California, Maria Rita D’Orsogna e Thomas Chou, descrive gli effetti sulla salute di basse dosi di idrogeno solforato, che viene emesso principalmente da raffinerie di petrolio, ma anche da discariche di rifiuti urbani e speciali e da allevamenti industriali di animali. Afferma testualmente lo studio :” L’evidenza scientifica vagliata porta alla conclusione che anche livelli di H2S al di sotto delle norme stabilite per legge hanno gravissime potenzialita’ nocive per la popolazione. L’ H2S, classificato ad alte concentrazioni come veleno, a basse dosi puo’ causare disturbi neurologici, respiratori, motori, cardiaci e potrebbe essere collegato ad una maggiore incorrenza di aborti spontanei nelle donne. A volte questi danni sono irreversibili. Da risultati recentissimi emerge anche la sua potenzialit`a, alle basse dosi, di stimolare la comparsa di cancro al colon.” Tra gli effetti non mortali si annoverano danni neurologici – come vertigini, svenimenti, confusione mentale, mal di testa, sonnolenza, tremori, nausea, vomito, convulsioni, pupille dlilatate, problemi di apprendimento e concentrazione, perdita di conoscenza, irritabilità, difetti della memoria, modifiche del senso dell’olfatto e nelle capacità motorie – e danni polmonari come l’edema, rigurgiti di sangue, difficoltà di respirazione, tosse, dolori al petto. Questi effetti spesso sono irreversibili, prosegue lo studio. L’esposizione prolungata anche a bassissime dosi può provocare: tra 0,1 e 1 ppm difetti neuropsicologici, ritardi verbali, problemi motori, ecc tra 1 e 5 ppm disturbi all’equilibrio e alla coordinazione, riflessi lenti, stato confusionale, ecc tra 2 e 8 ppm insonnia, nausea, irritabilità, respiro affannato, diarrea, ecc e così a peggiorare con il salire della concentrazione a 250 ppm con l’edema polmonare, l’alterazione del metabolismo cellulare, danni al sistema nervoso, ecc. “Nelle vicinanze di centri di lavorazione del petrolio, fra cui impianti di idro-desulfurizzazione i livelli di H2S possono dunque essere 300 volte maggiori che in una normale città del mondo occidentale”, afferma lo studio. Anche per onorare la memoria dei quattro giovani operai morti 25 anni fa, è doverosa una indagine epidemiologica che accerti gli effetti sulla salute della popolazione nei quartieri nord di Livorno. 13.1.11 Maurizio Marchi

giovedì 6 gennaio 2011

Acqua inquinata, tra deroghe e privatizzazione

Nella propaganda elettorale per le scorse regionali circolava un foglio che assicurava: “La Toscana in buona salute” Lo stato dell’acqua è forse il miglior indicatore per valutare lo stato complessivo di un territorio, ed in Toscana l’acqua sta male. Dal sito stesso della Regione sappiamo che il sistema toscano pesa sull’acqua quanto 12,2 milioni di abitanti equivalenti, molto di più dei 3,5 milioni di effettivi cittadini. Tre quarti di questo peso è dato dall’industria, mentre solo il restante quarto dall’agricoltura. E’ un peso che incide sulla quantità, ma inevitabilmente anche sulla qualità dell’acqua. La Relazione sullo stato dell’ambiente 2009 in Toscana dell’ARPAT, a pag. 172 afferma che l’88 % delle nostre fonti (pozzi, sorgenti, derivazioni, ecc) sono nella classe peggiore, la classe A3, la cui acqua per essere resa potabile richiede un “trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione”. Eravamo già all’82% nel 2006. In altre parole, il grosso dell’acqua in Toscana è usata e inquinata dall’industria, secondariamente dall’agricoltura, e quella poca che resta per la popolazione, è molto inquinata, ci costa molto per depurarla un po’, e per di più ce la dobbiamo bere in deroga ai limiti di legge, come vedremo più oltre. Tutto ciò fa strame dei principi della legge Galli (36/1994) che ridabiva le priorità nei consumi di questo bene primario: il primo posto spetta ai consumi civili, secondariamente all’agricoltura, e quel che resta all’industria. Restringendo lo sguardo a livello della provincia di Livorno, questo stravolgimento risulta evidentissimo. Il polo petrolifero di Livorno consuma 67 milioni di metri cubi l’anno di acqua dolce (cosidetta “industriale”, cioè acqua buona, ma inquinata a monte), quello Solvay 18 milioni, quello di Piombino almeno 10 milioni, quello geotermico almeno 4 milioni: sommano 99 milioni di mc/anno, a cui occorre aggiungere quelli dei due porti principali e delle attività industriali minori. Di contro ASA fornisce alla popolazione 29 milioni di mc/anno (Bilancio socio-ambientale 2007), forse un quinto dei consumi industriali complessivi. Raschiando il fondo del barile, come visto sopra, l’acqua rimasta alla popolazione va depurata con dosi sempre più massicce di cloro, che ci ritroviamo al rubinetto sotto forma di trialometani cancerogeni e cloriti. Ed ancora non basta, perché ci viene fornita anche acqua all’arsenico e al boro, oltre i limiti di legge. La disastrosa situazione dell’acqua in Italia indusse il governo centrale ad emettere un decreto (DM 31/2001) che concedeva alle Regioni la possibilità di emettere deroghe ai limiti di legge nazionali sugli inquinanti nell’acqua potabile. La Toscana “da cartolina” poteva rifiutare la possibilità concessa e fornire acqua buona ai propri cittadini. Ma non fu così: si avvalse subito del decreto, cominciando ad emettere deroghe per trialometani, cloriti, arsenico e boro, coinvolgenti aree sempre più estese della nostra regione (nel 2008 erano coinvolti circa 600.000 toscani). E quel che è peggio, senza informare la popolazione, e senza avviare piani di bonifica e risanamento della qualità dell’acqua, nonostante informazione e piani di bonifica siano espressamente previsti nel decreto, e siano condizione indispensabile all’emissione delle deroghe. Le ultime emesse dalla Regione Toscana (n. 754 del 2008, n.1587 del 9.4.2009, n. 3608 del 24.7.09) richiamano espressamente l’obbligo di informare la popolazione, addirittura di “fornire consigli a gruppi specifici di popolazione” particolarmente a rischio, come ad esempio i giovani sotto i 14 anni per il boro, ma non traduce in fatti concreti il dovere d’informazione, che deve far capo anche ad ASL e sindaci. Peggio ancora per i piani di bonifica, che non esistono, o dove esistono sono mangiatoie per la “casta”. Ad esempio, nel 2003 – dopo anni di proteste di MD e della popolazione – fu fatto un progetto di bonifica della val di Cecina, inquinata da arsenico, boro, mercurio, cromo, ecc (il Progetto “Cecina bacino pilota”) con lo stanziamento di ben 35 milioni di euro. Ad oggi nessuno degli interventi di bonifica è stato concluso (o neanche avviato), si continua a bere acqua in deroga, e i 35 milioni sembra che stiano disperdendosi in mille rivoli senza risultati. Da notare che dal 2008 è coinvolta nella deroga regionale anche la città di Livorno, per i trialometani (cloroderivati cancerogeni, come il cloroformio) , completando il coinvolgimento di TUTTA la provincia, da Collesalvetti all’ultimo comune dell’Elba. Nell’ultima deroga regionale n. 1514 del 26 marzo 2010 – emessa in attesa del pronunciamento della Commissione europea, previsto perché è stato intaccato il terzo triennio - Livorno città è misteriosamente scomparsa, come altri comuni. Da notare inoltre che diversi comuni, come Cecina e Piombino, sono coinvolti per due o più inquinanti fin dal 2003, ciò che moltiplica il rischio sanitario per la popolazione. Finalmente il 28 ottobre 2010 è arrivata la reprimenda della CE, attesa da un anno, che blocca le deroghe della Toscana ed altre regioni, imponendo una scadenza certa al 31.12.2012 per arsenico, boro ed altre sostanze, ma non per trialometani e cloriti. Il documento CE afferma chiaramente che l’arsenico è cancerogeno, e che per il boro bisogna scendere al limite di 0,5 ml/litro consigliato dall’OMS, mentre fino a tutto il 2012 se ne fornirà fino a 3 mg/l nella nostra provincia. Afferma altresì che l’acqua contenente queste due sostanze non deve essere somministrata ai bambini sotto i tre anni: limite lassista ed incomprensibile, visto che le deroghe della Regione Toscana fissavano per il boro il limite del non uso fino a 14 anni, una platea molto più ampia, anche se nessuno si curava di farlo sapere e rispettare. Come denuncia l’ISDE, associazione internazionale con cui Medicina democratica ha stretto un protocollo di collaborazione permanente, i tumori nei bambini crescono del 3,2% l’anno, il doppio della media europea, la percentuale più alta nel mondo occidentale. Una recentissima indagine epidemiologica della Regione Toscana sugli effetti della geotermia nelle due aree geotermiche di Larderello e dell’Amiata afferma che si sono osservati 535 morti in più ripetto alle attese stimate sulla popolazione toscana, e che la popolazione è esposta ad emissioni di arsenico e mercurio, mentre il boro è stato riversato per decenni nel fiume Cecina. Ormai da anni questi inquinanti raggiungono sistematicamente la costa e la Val di Cornia, e tramite la tubazione da Piombino, l’inquinamento geotermico raggiunge anche l’Elba. In questi giorni in tutti gli asili dell’Elba è stata vietata la somministrazione di acqua del rubinetto ai bambini. Ma l’atteggiamento delle autorità non sembra cambiare, ad esempio quando continuano ad affermare, mentendo, l’origine “naturale” degli inquinanti. In realtà è un intero sistema produttivo ed amministrativo che crolla, e continuare a minimizzare questo fallimento è una gravissima (ir)responsabilità in più. Su questo quadro già di per sé preoccupante e caotico, aleggia come uno spettro la privatizzazione (o meglio il completamento della privatizzazione) dell’acqua in Toscana e in Italia, ma allo stesso tempo si apre anche la battaglia per i referendum nazionali, per rimettere l’acqua nelle mani dei cittadini. In Toscana si andrebbe nel frattempo addirittura al “commissariamento” provvisorio, in vista di una super-autorità (sic) che metterà probabilmente tutta l’acqua in mano ad una multinazionale. Al peggio non c’è mai fine. 24.12.10 Maurizio Marchi

domenica 2 gennaio 2011

Impianto Solvay di Rosignano

Maurizio Marchi intervistato dal mitico Gianni Lannes!!!!! http://www.youtube.com/watch?v=9JZBBFzIFoI

Qualità aria Livorno e Provincia

Si ricorda che chi inquina di più sono le centrali Termo-Elettriche 3 Livorno 2 Rosignano 3 Piombino!!!!!!!!!! per non dimenticare.