Cerca nel blog

giovedì 28 gennaio 2010

Centrale elettrica a biomassa di “Porto Energia srl” Livorno tra inquinamento ambientale locale e rapina neo-coloniale

Centrale elettrica a biomassa di “Porto Energia srl” Livorno tra inquinamento ambientale locale e rapina neo-coloniale Per cominciare sembra utile chiarire chi è “Porto energia srl” di Livorno: una filiazione della ex-gloriosa Compagnia lavoratori portuali – già trasformata in impresa ai tempi della “riforma” dei porti cosidetta “Prandini” (1989), alla quale si opposero duramente i “camalli”(i lavoratori portuali veri e propri) di Genova e di altre città. La “Porto energia srl” ha sede in via S. Giovanni 13 a Livorno, presso la sede – appunto – della Compagnia Impresa Portuali, ha un capitale sociale di appena 15.000 euro (quindicimila euro), ed ha per presidente il sig. Enzo Raugei, ex “Comunisti italiani” ed ora PD. La prima domanda che si pone: come può una piccola srl (società a responsabilità limitata) come questa proporre, garantire e gestire un'operazione da 90 milioni di euro, quanto costerebbe la proposta centrale elettrica ad olio di palma da 52 Megaw elettrici, da costruirsi in area portuale ? In realtà sarebbe solo la facciata locale della vera proprietà, la General Electric, multinazionale dell'energia. Sarebbe il “faccendiere locale” per ottenere velocemente (com'è stato) i permessi, ottenere la consistente fornitura d'acqua industriale da ASA finanziandole la ristrutturazione del depuratore del Rivellino, ottenere l'uso del terreno della “casa madre” Compagnia Impresa Portuali, tra l'altro soggetto a vincolo SIN in quanto inquinato e soggetto a preventiva bonifica, ed altre “velocizzazioni” di provenienza politica. Vedremo tra l'altro il clamoroso “sconto” ottenuto nell'autorizzazione provinciale di poter non sottoporre a depurazione le emissioni in atmosfera, nonostante le rimostranze, poi smorzate, dell'ARPAT, notoriamente non dotata di cuor di leone. Ma andiamo con ordine. Forse è utile ripercorrere brevemente il quadro energetico della Toscana, ed in esso, quello della disgraziata Provincia di Livorno. Tutte le centrali termoelettriche strategiche (di una certa dimensione) della Toscana sono collocate nella Provincia di Livorno: 2 a Livorno (Enel e ENI), 2 a Rosignano (Solvay Electrabel), 3 a Piombino (Enel, Edison, Lucchini), ad eccezione di quella di Santa Barbara Cavriglia (AR): queste centrali, le principali emettitrici di poveri sottili, ossidi di azoto, metalli pesanti, ecc generano l’80 % dell'energia termoelettrica toscana, mentre il restante 25 % è generato dalla geotermia di Larderello e Monte Amianta, in piccola parte dall'idroelettrico, e in parte trascurabile (per la potenza generata, non per l'impatto ambientale micidiale) dagli inceneritori. Quindi nella piccola Provincia di Livorno (una striscia di terreno profonda una decina di km stesa su 80 km di litorale) si concentra quasi tutta la generazione termoelettrica della Toscana, con le relative ricadute ambientali e sanitarie. Se a questo si somma che a Livorno insiste l'unica raffineria toscana (di proprietà ENI, per ora ….), a Rosignano il più grosso ed impattante impianto cloro/soda d'Italia dopo Porto Marghera, a Piombino le acciaierie, si capisce perchè Livorno e Piombino siano stati dichiarati siti nazionali (SIN) ad alto rischio industriale e soggetti a misure di risanamento ambientale – a cominciare dalle emissioni atmosferiche - mentre Rosignano incomprensibilmente ancora non lo sia. E si capiscono anche le pur deboli rimostranze dell'ARPAT nel corso dell'istruttoria autorizzativa per la nuova centrale di “Porto energia srl”. Non si capisce invece il silenzio – almeno finora – della popolazione, dell'ambientalismo e della sinistra superstite. L'istruttoria autorizzativa iniziava con un minuscolo annuncio a pagamento, pubblicato il 26.6.09 per iniziativa della “Porto energia srl” in fondo alla 4° pagina de “La Nazione”, il quotidiano tradizionalmente “del padrone” a Livorno, che ben pochi leggono. La legge prescrive invece che l'annuncio al pubblico sia pubblicato almeno su due quotidiani, e già questo permetterebbe di ricorrere al TAR della Toscana per l'annullamento di tutto l'iter, conclusosi con sorprendente rapidità, con la pubblicazione dell'autorizzazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana (BURT) del 9.12.2009, a firma del Dirigente della Provincia di Livorno, architetto Reginaldo Serra. Ovviamente tale progetto non era previsto nel Piano di Indirizzo Energetico della Toscana (PIER), che anzi prevedeva per la nuova generazione elettrica da biomasse “la filiera corta” cioè l'approvvigionamento di biomasse nel raggio di 70 km, anziché da Sud America ed Africa, come nel caso in questione...... Come d'altra parte non era prevista nel PIER l'altra centrale (già, c'è un'altra centrale a biomasse autorizzata nella stessa area di quella della “Porto energia srl”) proposta da “Feder Petroli Green Road” di Pasquale Giordano, sull'area inquinata ex-Carbochimica, autorizzata sul BURT del 26.11.2008, ma più piccola (23 Megawatt). Affaristi si sostituiscono ad ENEL Si può osservare fin da ora che – se il disegno è quello di chiudere le centrali elettriche ENEL di Livorno (310 Mw) e di Piombino (1260 Mw), entrambe ad olio minerale combustibile, anziché riconvertirle a gas o meglio a idrogeno – per sostituirle c'è spazio , anzi una vera prateria per tanti faccendieri locali e multinazionali, come insegnano le due recenti centrali turbogas di Solvay/Electrabel (800 Mw complessivamente) a Rosignano: in marcia dal 1997 la prima, dal 2005 la seconda. Insomma, il business delle biomasse, con appena 85 Mw autorizzati (23 di Giordano più 52 Mw di Porto Energia) sembra APPENA ALL'INIZIO !! All'ombra dei famigerati incentivi CIP 6, in base ai quali il Gestore dei servizi elettrici (GSE) compra l'energia prodotta da privati a prezzo politico maggiorato, in virtù dell'utilizzo di fonti energetiche “rinnovabili”, nelle quali rientrano abusivamente anche il gas metano, gli inceneritori di rifiuti e le biomasse da filiera lunga, appunto. Con la “Domanda di autorizzazione unica” del 26.5.09 la “Porto energia srl” chiede alla Provincia l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di una centrale elettrica ad olio vegetale di 52 Megawatt elettrici (130 Mw termici), in via Leonardo Da Vinci 17, accanto alla Società Rhodia e nei pressi dell' analoga centrale di Feder Petrol Green Road. La connessione alla rete TERNA (Enel) avverrà condividendo il cavo di connessione dell'altra centrale. Allega una serie di nulla-osta o concessioni da parte di vari enti, quali l'ASL, i Vigili del fuoco, la Regione Toscana, i ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico, ecc. Nella documentazione allegata alla domanda è compresa una “Sintesi non tecnica” di 15 paginette sgrammaticate (con diffusi errori grammaticali e di ortografia), in cui si descrive sommariamente il progetto : impianto di cogenerazione a ciclo combinato per la produzione di energia elettrica e vapore (da fornire in parte alla soc. Rhodia), su un'area di 19.000 mq sul terminal portuale Da Vinci, “in prossimità” della sottostazione Enel della centrale del Marzocco (la già citata vecchia centrale Enel ad olio combustibile da 310 Mw, in quasi disuso). Una centrale al centro di un grande sito inquinato e alluvionabile “Attualmente il terminal Da Vinci è dedicato alla movimentazione e gestione di auto nuove” in arrivo dal Giappone, dalla Corea, dal Brasile, ecc. “In prossimità del sito … è presente un'area a pericolosità idraulica medio-alta (classe IIIc) con possibilità di evento di esondazione con ricorrenza compresa tra 2 e 20 anni. Il sito si colloca in area classificata a fattibilità condizionata.” Cominciamo bene … “Il sito è inoltre ricompreso nella perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale (SIN, ndr) di “Livorno” che include l'intero ambito portuale, le aree industriali che gravitano sull'area portuale stessa e l'area marina antistante...” Insomma, un enorme sito da bonificare, comprendente anche la raffineria ENI e varie altre aziende chimiche e petrolifere: 7 chilometri quadrati di terreno e 14 km2 di mare. A tutt’oggi sia l’area in questione, sia la più vasta area SIN non è stata bonificata, nonostante “la Conferenza di servizi decisoria del 7.8.2008 ha (abbia) approvato il Progetto operativo di bonifica del suolo e sottosuolo e delle acque sotterranee …”. Si veda al proposito la dichiarazione resa dal Presidente di Confindustria livornese, riportata dal Tirreno del 26.1.2010 “Allarme di Confindustria: bonificato solo l’1% dei siti”. Ma accanto, subito a nord del canale scolmatore artificiale dell'Arno, c'è un'”area protetta”, la “Selva Pisana”, “Sito d'interesse Comunitario”. Dopo il petrolio, l’olio di palma dal terzo mondo Jean Ziegler, anziano socialista svizzero, Relatore Ufficile delle Nazioni Unite per l’Alimentazione, nell’ottobre 2007 di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite definiva la politica di acquisizione di terreni nel sud del mondo, la loro deforestazione o il loro cambiamento d’uso (da uso agricolo locale ad uso industriale) un “crimine contro l’umanità. Chiedeva pertanto una moratoria di almeno 5 anni per evitare il dilagare della fame. L’acquisizione di terreni da parte delle multinazionali è invece andata avanti, ed oggi almeno 20 milioni di ettari – in Africa, America latina e Asia – sono destinati dalle multinazionali a produzioni finalizzate ad alimentare le centrali elettriche e le auto dei paesi ricchi. Mentre le persone sofferenti la fame sono passate da 860 milioni nel 2005 a 1.070 milioni nel 2009 (FAO, Roma dicembre 2009). Entrando nel vivo, la Sintesi afferma :”La Giunta regionale ha approvato il Piano energetico 2007-2010, che contiene previsioni fino al 2020, con l'obiettivo di ridurre del 20% i consumi e le emissioni di gas serra e aumentare del 20% l'energia prodotta con fonti rinnovabili, il 10-3-2008.* Attualmente il documento è all'esame delle commissioni consiliari per l'adozione definitiva da parte del Consiglio Regionale.” Ed ecco al lavoro i nostri, prima che vengano introdotte dal Consiglio stesso prescrizioni indesiderate, ad esempio la filiera corta nell'alimentazione delle centrali … Dopo aver citato il Protocollo di Kyoto e la legge regionale 39 del 24.2.2005, “la prima legge in Italia che recepisce le nuove competenze regionali”, la Sintesi si accredita nel macrobiettivo A3 “Aumentare la percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili.” Ed in coerenza con le linee guida della Provincia di Livorno, approvate con Deliberazione del Consiglio Prov.le n. 131/2007. Anche se ad oggi non siamo ancora in possesso delle linee guida provinciali, comunque risulta che sostengano la filiera corta. • niente di speciale, come sappiamo: sono gli obiettivi che si è data l'UE nel 2007, contestati dai paesi del Sud nel recente Summit di Cophenagen, che chiedono ai paesi ricchi impegni almeno doppi. Ancora dalla Sintesi, si apprende che la centrale avrebbe “4 turbine General Electric – Nuovo Pignone GE 10-1. Questo modello di turbina, grazie alla presenza di una sola camera di combustione esterna, ha una flessibilità nell'utilizzo di combustibili alternativi ai tradizionali tale da consentire il funzionamento utilizzando come combustibile sia l'idrogeno, sia combustibili a basso potere calorifico ottenuti dalle biomasse, sia (come ultima applicazione in ordine di tempo) gli oli vegetali.” Si sta pensando anche alla combustione futura di rifiuti ? Niente di più probabile, quando fosse minacciato il black-out ed interrotto il “servizio pubblico” della fornitura di energia, per mancanza del combustibile principale. Quattro camini di 35 metri e decine di tonnellate di polveri sottili Per le 4 turbine si avrebbero 4 camini alti 35 metri (diametro 2,5 metri) e una torre di raffreddamento. Oltre ad olio vegetale si utilizzerebbero materiali ausiliari, quali silice (cancerogena), acido citrico, olio di lubrificazione, olio dielettrico, aiuto filtrante e “in misura molto ridotta” additivi anticorrosione. Il consumo di acqua industriale sarebbe di 70 mc l'ora, cioè circa 560.000 mc/anno, ma in altri documenti dell’istruttoria ammonterebbe almeno al triplo. Le acque di processo verrebbero convogliate nel “Fosso della Botticina” e quindi in mare. Le emissioni in atmosfera dichiarate dalla Sintesi, ammonterebbero – per ogni camino e per anno – a 347 tonnellate di ossidi di azoto (che come è noto si trasformano in polveri sottili non appena in contatto con l'atmosfera – Armaroli e Po , Università di Bologna 2003), 44,7 tonn. di ossido di carbonio, 20 tonn. di COT, 278.667 tonn. di CO2 e soprattutto di 43,8 tonn. di particolato (polveri sottili), con una concentrazione di 39,1 mg per normal metro cubo di gas di scarico: quindi 175 tonnellate di polveri sottili complessivamente, più gli altri inquinanti. Una ammissione di colpa confessata che fa spavento, e su cui torneremo. Ma non solo: a pag 12 della Sintesi si afferma testualmente “Questo impianto non genera emissioni di gas serra”, dopo aver ammesso l'emissione di almeno 1.100.000 tonnellate di CO2 (278.667 tonn per 4 camini) l'anno, senza contare le emissioni delle navi che trasporterebbero l'olio di palma da distanza transcontinentale. L'impianto sarà piuttosto rumoroso, tanto da dover prevedere una “barriera acustica”, ma “non è soggetto alle procedure di cui al D.Lgs 334/99” (alto rischio d'incidente rilevante) nonostante la previsione di depositi di olio per 32.000 metri cubi, più i materiali ausiliari. La conferenza dei servizi del 27 luglio 2009 Come da Verbale, la Conferenza dei servizi prende in esame i doumenti presentati dal proponente (“Porto Energia srl”), tra i quali non compare lo Studio d’impatto ambientale, previsto invece dalla legge per le centrali elettriche sopra i 50 Mw elettrici. Ed invece – ovviamente- la centrale avrebbe un notevole impatto ambientale. Da Verbale, pag. 4:”Al fine di contenere al minimo gli impatti sulla componente atmosfera, sul clima acustico, dovranno essere messe in atto le misure di mitigazione prospettate nella relazione tecnica al capitolo cinque. Inoltre gli oli vegetali utilizzati come combustibili dovranno possedere caratteristiche tali da garantire l’assenza di elementi (IPA, metalli pesanti, sostanze clorurate, PCB, insetticidi) potenziali precursori della formazione di microinquinanti (fra cui le diossine) nelle emissioni in atmosfera della centrale.” …” che l’attività in oggetto è contemplata nell’all. 1 del Dlgs 59/2005 e smi “Attuazione integrale dell Direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento” al punto 1.1 “impianti di combustione con potenza termica di combustione di oltre 50 MW per cui lo stabilimento è classificato come ‘complesso IPCC’ e rientra quindi nel campo di applicazione del decreto stesso.” Tra le potenziali emissioni in atmosfera c’è anche il fosforo, contro il quale è prevista la purificazione degli oli vegetali. Contrariamente a quanto si poteva attendersi, l’ALS dà subito il suo parere favorevole, con generiche indicazioni, tra le quali “3) sia garantito, tramite l’applicazione delle migliori teconologie esistenti, l’abbattimento delle emissioni gassose in atmosfera, durante l’attività a regime dell’impianto 4) si proceda , durante le fasi di collaudo dell’impianto, ad un attento monitoraggio dei livelli di induzione magnetica…” Insomma, nessun impegno sulla prevenzione dall’inquinamento prima che sia autorizzato. Nelle successive conferenze dei servizi, l’ASL non aggiungerà nulla a quanto dichiarato sopra. Sui prelievi idrici si afferma che l’acqua prelevata per usi industriali sarà di 788.400 mc/anno, e per raffreddamento di 613.000 mc/anno, oltre a 379 mc per usi domestici: salta subito quindi la quantità dichiarata nella Sintesi non tecnica di un consumo d’acqua di 560.000 mc/anno. Nel prosieguo dell’istruttoria risulterà inoltre che questa quantità d’acqua dovrà essere recuperata finanziando la ristrutturazione del depuratore del Rivellino, in parte a carico della parte pubblica. Ma è sulle emissioni in atmosfera che si evidenziano le massime contraddizioni del progetto. Ancora nel Verbale, a pag 16, si afferma testualmente “E’ assolutamente necessario prevedere un idoneo sistema di abbattimento delle polveri. Si ricorda che, per quanto riguarda la qualità del’aria, è stato approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 44 del 25 giugno 2008 il “Piano regionale di Risanamaento e Mantenimento della Qualità dell’aria”. La sottolineatura è del verbale. Ricordiamocene, più avanti. A pag. 17 il Verbale afferma: ”Riguardo la mancata previsione di un idoneo impianto di abbattimento per le polveri sui camini … il responsabile del procedimento (arch. Reginaldo Serra della Provincia, ndr) evidenzia invece che tale sistema di abbattimento era stato considerato nel parere ARPAT parte integrante e sostanziale del decreto di esclusione dalla VIA. Il progettista propone allora di prevedere gli spazi necessari per l’istallazione di eventuali filtri a maniche, ma di volerne rimandare l’effettiva istallazione ad una fase di marcia controllata dopo la messa in esercizio che ne evidenzi l’effettiva necessità.” Deboli con i forti Manco a dirlo, l’autorizzazione finale esaudirà il progettista. Ma non solo: qui si afferma che si è evitato la VIA, eludendo la legge, dando per acquisito “tale sistema di abbattimento”, che invece non verrà realizzato se non dopo la messa in marcia. Forse …. Da Verbale, la provincia incalza. ”Il responsabile dell’istruttoria per la matrice emissioni in atmosfera della Provincia di Livorno sostiene che visto il vigente Piano di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria, visto l’intorno critico nel quale l’impianto andrà ad inserirsi, e considerati i quantitativi di polveri emessi dall’impianto … non si ritiene autorizzabile l’impianto in assenza di tali presidi di contenimento.” Nel parere ARPAT citato si legge “… è importante evidenziare che la concentrazione di polveri … pari a 176 tonn.(l’anno) … non è trascurabile se contestualizzata al sito di ubicazione della centrale, dove insistono altre pressioni sulla matrice aria … in particolae per la città di Livorno soggetta negli ultimi anni a superamenti degli standard di qualità dell’aria relativi ai paramentri PM10 e NOX … l’impianto così come definito dal proponente risulta essere fra le principali sorgenti regionali … si ritiene indispensabile che il proponente individui il sistema di abbattimento che intenderà adottare per la riduzione delle polveri emesse.” Non si sa quanto di queste prese di posizione, inequivocabili, facciano parte di un gioco delle parti, di una sorta di teatrino dei ruoli, o di una volontà precisa, piegata poi da volontà extra-istituzionali (illegali). Un altro aspetto importante del parere ARPAT è riguardo alla bonifica preventiva del sito destinato ad accogliere il nuovo impianto. Anche qui ARPAT è perentoria: ” Fino al rilascio della certificazione di avvenuta bonifica da parte della Provincia di Livorno sul sito in esame non potrà essere realizzata alcuna opera.” Tale certificazione di avvenuta bonifica non risulta agli atti. Nello stesso parere, ARPAT precisa alcuni elementi anche sui rifiuti solidi della centrale, tra cui: ”I rifiuti potranno essere gestiti in deposito temporaneo nel luogo di produzione alle seguenti condizioni 1) i rifiuti depositati non devono contenere policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani in quantità superiore a 2,5 ppm né policlorobifenili o policlorotrifenili in quantità superiore a 25 ppm.” Anche per questa via si viene a sapere quindi che diossine, furani ed altre sostanze altamente tossiche saranno emesse nelle matrici ambientali, aria, terra, sottosuolo. La conferenza dei servizi del 5 ottobre 2009 Nella seconda seduta della CdS del 5 ottobre 2009 si continua a discutere delle emissioni in atmosfera. La “Porto energia srl” argomenta che “prove sperimentali eseguite da General Electric hanno dimostrato che (con) l’impiego di olio vegetale trattato al posto del gasolio … la concentrazione di particolato che si forma dalla combustione di oli vegetali è minore di quella che si forma dalla combustione del gasolio.” Ma soprattutto sottolinea che “i costi-benefici per l’impiego di un sistema di abbattimento per filtrazione come quello previsto, comporterebbero un aggravio di costi di investimento rispetto al progetto originale di circa 3,5 milioni di euro … “ Che cosa c’entri il paragone con il gasolio è difficile da capire, ma forse si spiega con la disponibilità della Società a concorrere ad uno studio sul traffico stradale ! Tuttavia “I partecipanti alla conferenza ritengono sia opportuno (non più indispensabile, ndr) prescrivere alla Società l’istallazione di idoneo impianto di abbattimento delle polveri in uscita dalle caldaie.” Nonostante i maggiori costi paventati. Il progettista resiste ancora.” Il progettista sottolinea che … si tratta di una tecnologia innovativa per cui sarebbe più opportuno acquisire maggiori elementi di conoscenza con l’imposizione prima di un Piano di monitoraggio e controllo ed a seguito dei suoi risultati valutare successivamente l’opportunità o meno di inserire l’impianto di abbattimento.” L’argomento della tecnologia innovativa (?) sembra far breccia tra i partecipanti alla conferenza, che “concordano nel richiedere ulteriore documentazione inerente lo scenario emissivo con e senza impianto di abbattimento …” Allegata al verbale c’è una relazione di ARPAT del 7 ottobre 2009 che afferma (pag. 3 di 4):”In assenza di sistemi di abbattimento, si ricava un flusso di massa annuo di materiale particolato di oltre 250 tonnellate … questo impianto si potrebbe collocare tra i primi se non il primo in regione per impatto sulla componente atmosferica, con riferimento al materiale particolato…” ARPAT allega a questa importante affermazione uno specchietto con le emissioni di PM della raffineria ENI, delle centrali termoelettriche di Livorno e Piombino, delle stesse acciaierie Lucchini di Piombino (non delle centrali Electrabel di Rosignano), tutte molto inferiori a quelle previste dalla centrale di “Porto energia srl”, anche perché largamente sottostimate. Ma è un’affermazione che resta schiacciante. Supertempestivamente, appena il 9 ottobre “Porto energia srl” presenta un’integrazione “volontaria” di sette paginette, in cui si afferma : ”La tecnologia scelta si distingue per il suo carattere innovativo .. rappresenta un’innovazione nel Sistema Toscano di Sviluppo d’impresa, degno di essere replicato su tutto il territorio...” Ma il punto decisivo è quello a pag. 6, in cui le polveri- magicamente –scendono a 103,6 tonnellate l’anno, in assenza di sistema filtrante. Mentre con il sistema filtrante si avrebbe una emissione di poco inferiore, stimato in 93,2 tonn/anno. C’è quantomeno da osservare che con 93,2 tonn/anno o con 103,6 tonn/anno, la centrale in questione resterebbe una delle prime emettitrici di PM in Toscana, superata solo dalla grossa centrale ENEL di Piombino (132 tonnellate/anno di PM, 1265 Mw elettrici istallati), in via di dismissione. La decisione finale: nessun impianto di abbattimento emissioni Dopo questa ostentazione di “innovazione”, il 9 novembre 2009 si riunisce la Conferenza dei servizi DECISORIA, alla quale partecipa – anche se senza diritto di voto – anche il Presidente Enzo Raugei. A pag. 10 del Verbale si legge .” Si propone alla Conferenza di prescrivere l’istallazione di idoneo impianto di abbattimento per l’inquinante polveri entro 1 anno dalla data di messa a regime dell’impianto, a meno che gli esiti del monitoraggio non ne dimostrino oltre ogni ragionevole dubbio l’assoluta non necessità …” La proposta non passa. Non si prescrivono neanche limiti alle emissioni più restrittivi in forza del fatto che l’impianto ricadrebbe in un’area di risanamento della qualità dell’aria, come da piano regionale, ma solo i normali limiti di legge: 30 mg/normalmetrocubo per le polveri, 200 mg/nmc per gli ossidi di azoto (precursori di ulteriori polveri sottili). La conferenza approva, limitandosi a prescrivere un “monitoraggio annuale specifico” per NOX e polveri sottili. Firmano il verbale il Responsabile del procedimento arch. Reginaldo Serra, Loris Ceccanti per il settore Industria ambiente e sicurezza della Provincia, per lo “Staff scarichi idrici” della Provincia Giacomo Diari, per la PO Demanio e risorsa idrica della Provincia G. Rucci, per il Comune di Livorno Lazzerini Lorenzo, per l’Agenzia delle Dogane Pescini Fabrizio, per l’Autorità Portuale Giovanni Motta, per la Società “Feder Petroli Green Road” Paolo Giovannetti, per la “Porto Energia srl” Enzo Raugei. Sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana n. 49 del 9.12.2009 viene pubblicato il Decreto del 30.11.2009 n. 194 della Provincia di Livorno che concede l’Autorizzazione Unica alla centrale in questione (da pag. 260 a pag. 266). La privatizzazione dell’energia, la sua caratterizzazione neocoloniale, la sua concentrazione devastante nella provincia di Livorno hanno fatto un passo avanti decisivo. 28 gennaio 2010 Medicina democratica - Livorno

venerdì 22 gennaio 2010

Relazione sullo stato dell'ambienteToscana: tra propaganda e devastazione

Ieri 21 gennaio alla sede ARPAT di Livorno è stata presentata la Relazione sullo stato dell’ambiente in Toscana 2009. Come previsto, è stata una kermesse elettorale: erano presenti gli assessori prov.li di Livorno, Pisa, Massa, che hanno fatto la loro passerella. Diffuse relazioni di vari tecnici ARPAT che hanno dato un quadro – come prevedibile – in miglioramento, salvo dover ammettere IL CONTRARIO con i dati: vi cito soltanto il dato delle acque in Toscana: nel biennio 2005/2007 si è verificato l’aumento dell’88% dei punti di approvvigionamento d’acqua passati dalla categoria A1 (buoni, necessitanti solo di “trattamento fisico semplice e disinfezione”) alla categoria A3 (pessimi, necessitanti di “trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione” ) (pag. 172). Il resto è sugli stessi livelli. Il Rapporto è disponibile in carta (presso MD) e anche sul sito ARPAT http://www.arpat.toscana.it/pubblicazioni/relazione-sullo-stato-dell-ambiente-in-toscana-2009 Curioso l’intervento dell’assessore prov.le di Livorno Nista, che ha detto, tra le altre cose che “la crisi non venga presa a pretesto per abbassare l’attenzione sull’ambiente, la salute e la sicurezza”. E che “Vogliamo che le nostre università diano contributi importanti”. Beh , l’università di Pisa lo ha fatto con il recente Rapporto Cheli Luzzati, peccato che il rapporto universitario dica il contrario di quanto deliberano i nostri assessori (ad esempio, sulla riapertura sul rigassificatore Edison) (Rapporto Cheli qui) http://www-dse.ec.unipi.it/persone/docenti/luzzati/rosignano/rosignano.htm Quattro presenti del “pubblico”: Martelli, Fontanella, io ed un militante che non conosco, che ha rivolto critiche sulla gestione dei rifiuti in un brevissimo intervento. Tre o quattro giornalisti, tra cui Passiatore. Di fatto nessuno spazio agli interventi del pubblico, anche se era prevista un’ora per questo: Fontanella ed io abbiamo volantinato i due testi che vi allego. Vi prego di leggere ed approfondire il testo della Relazione Stato ambiente, che comunque sia è uno strumento di lavoro essenziale. Domani ne parliamo anche alla riunione di Medicina democratica (sabato 23 ore 16 via Verdi 149 Livorno). Salute Maurizio Marchi

venerdì 15 gennaio 2010

Potenziare l’ospedale di Cecina e la prevenzione

Potenziare l’ospedale di Cecina e la prevenzione Medicina democratica condivive e sottolinea la denuncia lanciata dal sindacato FIALS: se andasse avanti l’operazione “nuovo ospedale a Montenero” si ridurrebbero i posti letto a Cecina da 219 attuali a 145, come previsto nel Bilancio ASL 2010/2012, ed altri servizi sul territorio. L’ASL sta pensando anche di vendere, oltre ad una parte dell’ospedale di Viale Alfieri a Livorno, anche le residenze assistite di Cecina e Rosignano, per fare cassa per il nuovo ospedale, che ridurrebbe comunque i posti letto anche su Livorno di circa 200 unità: una operazione dissennata, clientelare e “del mattone”, che non ha niente a che vedere con il miglioramento della sanità in provincia, e che anzi si tradurrebbe in uno scadimento sostanzioso dei servizi sanitari sul territorio. MD sostiene che il nuovo ospedale a Montenero è un inutile spreco di risorse pubbliche. Si deve invece modernizzare l’ospedale di Viale Alfieri, e soprattutto non svuotare ma potenziare quello di Cecina, spendendo meno e destinando le risorse così risparmiate nella prevenzione primaria sul territorio: potenziamento dei distretti socio-sanitari, lotta all’inquinamento e alle cause di morbilità, studi epidemiologici, controlli di massa sulla popolazione esposta alle sostanze inquinanti. 15.1.2010 Maurizio Marchi (Resp. prov.le)

giovedì 7 gennaio 2010

Nuovo ospedale: il vero obiettivo non è il miglioramento della sanità

“Sulla vicenda del nuovo ospedale girano almeno 300 milioni fra cantieri, viabilità da rifare, riorganizzazione di funzioni e servizi”. Da queste parole del sindaco già si dovrebbe intravedere qual’e’ il vero obiettivo dell’operazione “nuovo ospedale”: una grande operazione di trasformazione urbana, sbagliata nelle premesse e nelle scelte, che risponde ad altre esigenze anziche’a quelle della sanità pubblica. Le premesse sono che il piano sanitario regionale – condizionato dai tagli alla sanità - prevede solo tre poli ospedalieri “regionali” (Firenze, Pisa e Siena), affiancati da presidi multifunzionali. Quello che viene proposto a Livorno e’ appunto solo un presidio multifunzionale, non a caso con quasi 200 posti letto in meno dell’attuale ospedale. La premessa principale quindi e’ la diminuzione dell’impegno finanziario nella sanita’ e la sua privatizzazione. Lo ammetteva chiaramente anche l’assessore Rossi, candidato unico alla Presidenza regionale, su “Il Tirreno” del 3.1.10: risparmiare sulla “riorganizzazione degli ospedali”. In secondo luogo viene il problema della localizzazione, cosÌ cervellotica da dare la chiave di tutta l’operazione: fare cassa sulla vecchia area, far girare soldi – oltre che per la costruzione del nuovo presidio, anche per la viabilità. Un vortice di soldi di cui si avvantaggerebbero i soliti noti. Con queste premesse indispensabili, cerchiamo di addentrarci nel progetto prelelettorale di Cosimi/Rossi/Calamai. Nella presentazione del progetto alle commissioni consiliari del Comune (16 novembre) si parla di una spesa prevista di 266 mln, così divisi: 183 mln per la costruzione, 44 mln per non meglio identificati "altri costi Azienda" (presumibilmente ASL) e 38 mln per "arredi, attrezzature sanitarie, IVA". Nella stessa presentazione si prevede una "copertura finanziaria del nuovo presidio ospedaliero con ipotesi di Project financing" così divisa: 130 mln dalla Regione, 30 mln di mutuo e 67 mln di project financing. Rimarrebbero fuori i 38 mln di "arredi, attrezzature sanitarie, IVA". La base è la relazione sulla fattibilità economico-finanziaria del nuovo ospedale, redatta dallo studio legale Pettinelli, specializzato in privatizzazioni, che prevede la vendita di gran parte del patrimonio immobiliare ASL . Insomma una gigantesca manovra di PRIVATIZZAZIONE Da sommarsi all’accollo di un mutuo molto pesante per il Comune, per almeno 30 milioni di euro, su 170 complessivi di bilancio. La questione "finanziaria" scompare dall’attenzione però, sommersa dalla marea di polemiche sulla localizzazione del nuovo ospedale, questione che evidentemente fa gioco a destra e a sinistra , perchè da’ per scontato che l'ospedale nuovo si farà... Il referendum come formulato sembra muoversi in quest’ottica limitata: dove farlo ? Invece a nostro avviso la questione centrale è il miglioramento decisivo della sanità a Livorno: non solo l’ospedalizzazione, ma anche e soprattutto le strutture decentrate per la prevenzione, insieme ad un vero e proprio piano allargato per la prevenzione, iniziando a chiedersi di che cosa ci si ammala e si muore, per arrivare a risposte preventive (ridurre l’inquinamento, migliorare la qualità dell’aria, dell’acqua e degli alimenti) e solo alla fine di cura ed ospedalizzazione. L’approccio corrente è l’esatto opposto: risposte impiantistiche, oltretutto privatizzate e rispondenti a logiche edificatorie e clientelari. Comunque, per limitarci alla proposta di nuovo ospedale, le autorità presentino e mettano in condizione la città di discuterla e, nel caso, di modificarla poiché la fretta con cui si cerca di mettere i livornesi di fronte al “fatto compiuto” è molto sospetta e ricorda, tristemente, un’altra vicenda che ha segnato la storia incivile di questa città, il progetto di rigassificatore offshore. E non si contrabbandi per partecipazione e trasparenza la semplice presentazione di decisioni già prese. La mancanza di trasparenza e la negazione di ogni sia pur minima possibilità di intervento da parte dei cittadini pare un motivo in più per essere contrari al nuovo ospedale, a Montenero come altrove, e battersi invece per la rivalutazione/ristrutturazione di una struttura, “baricentrica” rispetto al bacino di utenza che deve servire, come quella di Viale Alfieri, ampliata nelle vicine aree ex-Pirelli e migliorata nei suoi aspetti più critici, e di una profonda riqualificazione dell'intera rete sanitaria cittadina. Che non deve essere svenduta, ma migliorata e anch'essa ampliata.. Se di una “grande opera” hanno comunque bisogno i nostri amministratori per la campagna elettorale regionale, propongano il ripristino della tranvia da Barriera Margherita a Tirrenia: a quel punto anche il potenziamento dell’ospedale nel sito Alfieri diverrebbe ancora più logico e… respirabile. Maurizio Marchi Medicina democratica Livorno 5.1.10

sabato 2 gennaio 2010

Dopo il disastro di Viareggio, quei “signori” sono tutti ancora al loro posto, infatti a Grosseto si sfiora il bis. (si veda in allegato). Intanto la stampa non ha trovato spazio – tra pubblicità e buonismi natalizi – per pubblicare l’interrogazione di Medicina democratica sull’alto rischio (mooooolto alto) rappresentato dal trasporto di cloro. Salute, buone lotte, e buone feste. Maurizio Marchi (MD Livorno) Allegate anche foto di vecchie cisterne in manovra a Rosignano